Te lo ridico in altro modo.
Unità
C’è un tratto che accomuna coloro che varcano la soglia di una chiesa: essere alla ricerca di se stessi.
Essere se stessi significa essere indivisi. E non è facile. Non per nulla il diavolo è colui che separa, colui che ci accusa di essere divisi fin dentro noi stessi e quindi in conflitto. Per contro, lo Spirito Santo è il paraclito, colui che ci difende e ci sostiene nella ricerca di essere indivisi; egli dona la pace.
Come si oltrepassa quella soglia lo troviamo nel commento di Gregorio Magno all’incipit del libro di Samuele: “Fuit vir unus (1Sam 1,1). Vir perché il suo progetto è coraggioso. Unus perché il suo amore è unico”.
Vir è un progetto. Un progetto di indivisione che ritroviamo nel comandamento più importante: amerai il Signore tuo Dio come te stesso. E’ amerai, al futuro. Non è un imperativo, come potrebbe suonare un “ama il Signore”, ordine che chiuderebbe il tempo nella soggezione, in un ordine, in un precetto, ma un futuro che indica un cambiamento, una trasformazione, una partecipazione, una adesione, un accompagnare, un crescere dell’amore stesso. E’ realistico, è umano.
Vir unus: l’uomo è un progetto d’amore. L’unità è guadagnata nell’amore. L’unità quindi non è monismo, ma incontro, relazione vitale. Ma non è neppure una relazione esclusiva, chiusa: “amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente e il prossimo tuo come te stesso” (Lc 10,27). Chiede di essere amato attraverso l’amore al prossimo (Mt 25,40). Si fa trovare attraverso gli altri. C’è una potenza in questa unità lasciata alla ricerca degli uomini, alla possibile dispersione nella molteplicità, al possibile conflitto, al possibile fallimento. Ha ragione Gregorio Magno: è un progetto che richiede coraggio.
L’unità nella molteplicità si riflette nell’unità dell’edificio di una chiesa. Si oltrepassa la soglia della chiesa e ci si trova in un edificio di pietre. Le molte pietre comunicano unità, ordine, bellezza, vita. Una è la Chiesa che vi si raduna stringendosi a Lui, pietra viva: Cristo infatti è la pietra scartata che è diventata testa d’angolo. “Anche voi venite impiegati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale” (1Pt 2,4-5).
Parola
Entrare in una chiesa è l’inizio della liturgia, inizio di un servizio volto alla ricerca di una unità.
Il primo momento della liturgia è la proclamazione e l’ascolto della Parola. L’ascolto è vedere e riconoscere l’unità della storia, ovvero la storia segnata dalla salvezza. La parola è mistero che si fa intellegibile, è ri-velazione ovvero è svelare e velare nuovamente. Non è un inseguirsi vano, ma un procedere continuo nella profondità dell’essere che nel frattempo si mostra. Nella prima lettera di Pietro la parola è definito latte razionale: “come bimbi appena nati desiderate ardentemente lo schietto latte razionale (logikon) per crescere con esso verso la salvezza” (1Pt 2,2). Nella liturgia, la prima unità è nella parola, e nell’intellegibilità della parola.
La liturgia per guadagnare questa unità, indica un metodo. Nella storia della filosofia molte sono state le vie tentate per raggiungere unità e rigore nella ricerca, basti pensare al dubbio metodico, ai protocolli neopositivisti, alla falsificazione, alla completezza. Ma non c’è espediente della filosofia che sia più radicale di quello indicato dalla liturgia. Infatti, all’inizio della liturgia si chiede perdono con il confiteor. E chiedere perdono è l’atto più rigorosamente teoretico che esista. Quando chiedi perdono, autenticamente, non vuoi che rimanga fuori nulla, tutto deve essere ricapitolato, nulla tralasciato. Tutto deve essere ricompreso. Nel perdono chiedi di essere nuovamente indiviso, chiedi di essere te stesso.
“Deposta dunque ogni cattiveria e ogni menzogna, ipocrisia, invidia, gelosia e ogni sorta di maldicenza come bimbi appena nati desiderate ardentemente lo schietto latte razionale della parola per crescere con esso verso la salvezza, se davvero avete iniziato a gustare che il Signore è buono” (1Pt 2,1-3).
(continua)