Oggi, 21 dicembre 2012, c’è chi si è inventato il Re-birth Day, la giornata universale della rinascita. E’ un progetto di Michelangelo Pistoletto. Una trovata più ampia di quello che uno lì per lì possa immaginare.
Si parla di arte. Di iniziazione. Di rinascita. Di festa. Di paradiso.
Si parla d’arte, ma con una cognizione di creatività ridotta a concetto, estro e performance. Si parla di rito, ma i riti non si inventano e non si propongono: prima di tutto i riti accadono. Si parla di iniziazione, ma senza dire che ogni iniziazione è morire; e mi chiedo chi sia disposto a donare o anche solo rischiare, anche solo simbolicamente, la vita per questo re-birth day. Si parla di rinascita, ma per rinascere è necessario un amore che sia più forte della morte (non si rinasce perché si condivide la paura per il buco nell’ozono). Si parla di festa, ma la festa può scaturire solo dall’annuncio che la morte è stata sconfitta. Altrimenti si chiama party o aperitivo. Si parla di paradiso in terra sottacendo l’esperienza originaria del limite umano.
Mi chiedo come sia possibile proporre paroloni senza esporsi a una verifica del tempo, della storia. Come sia possibile usare parole vitali per esperienze che durano qualche stagione. Come sia possibile spacciare loghi per simboli.
Non si rinasce consumando le parole.
Di queste manifestazioni ciò che resiste al logorio sono le domande profonde che emergono. Come nel dialogo notturno tra Cristo e Nicodemo: come rinascere dall’alto?