«Ciò che non siamo capaci di capire è perché le pubbliche autorità promuovono ufficialmente scuole d’arte che, a causa della loro estrema arbitrarietà sogettiva e della loro arrogante esclusività, non possono contribuire in nessun modo alla cosa pubblica.
Allo stesso tempo ci opponiamo, con uguale vigore, a un falso e pietrificato conservatorismo che, mancando la volontà di un rinnovamento reale, ha avuto soltanto l’effetto di rinforzare le correnti che sono in rivolta contro la sua mediocrità, e ha conferito loro il prestigio di essere “audaci” e la cui restaurazione, oggi, darebbe solo un nuovo impeto a quelle correnti rivoluzionarie.
Sfortunatamente dobbiamo, in coscienza, affermare che molte della autorità ecclesiastiche responsabili – spesso soltanto a causa di un senso inadeguato dell’arte – applicano indiscriminatamente in modo erroneo il nome di “arte” a una mediocre mezza-arte sacra, sia essa vecchia o nuova, e che sono ancora oggi troppo indulgenti nei confronti di essa come altri lo furono nei confronti dell’”avant-garde” di ier l’altro quando essa fece la sua apparizione nell’arte delle gallerie».
Hans Sedlmayr, Memorandum sull’arte ecclesiastica cattolica, 1962