Chi non ha mai avuto una ferita, ride
di chi ne porta i segni (II. II.).
Così Romeo e Giulietta di Shakespeare.
Subito dopo continua con quanto recitato (pietà, vi prego, per attori e doppiatori) qui nel film.
Detto per inciso, la luna, biancastra e verdastra, che deve sparire è Elisabetta I (con i suoi colori della famiglia Tudor), almeno secondo la tesi di Clare Asquith. Ma questi versi della tragedia riecheggiano altro e costituiscono una formidabile introduzione all’orientamento.
Ma quale luce apre l’ombra, da quel balcone? Ecco l’oriente e Giulietta è il sole… Alzati, dunque, o vivo sole e spegni la luna già fioca, pallida di pena, che ha invidia di te perché sei bella più di lei, tu che la servi… Oh, è la mia donna, è il mio amore! Ma non lo sa! Parla e non dice parola: il suo occhio parla, e a lui risponderò. Ma che folle speranza… (Romeo e Giulietta, II. II).
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