Il segreto di San Miniato

La prima volta che riesco ad andare a visitare Firenze, chiederò a Renzo Manetti di accompagnarmi. Nei suoi libri è capace di partire da un particolare per scoperchiare mondi nascosti, saperi antichi, itinerari imperscrutabili, eppure sotto gli occhi di tutti. Come nel suo libro Desiderium Sapientiae, dove si scoprono saperi che hanno partecipato a forgiare il campanile di Giotto, la fortezza dei Medici, l’abbazia di san Galgano e molte opere d’arte.

Fossero anche teorie di saperi non condivisibili quanto antichi, quelle teorie si sono depositate nei secoli e in qualche modo col loro peso hanno partecipato a forgiare le sagome delle città e i caratteri dei suoi illustri cittadini. E di questo bisogna tenerne conto.

Ho finito di leggere il suo romanzo: Il segreto di San Miniato (Edizioni Polistampa – 2006, qui c’è una presentazione). Se non si è disturbati da nessuno, lo si legge tutto d’un fiato. E’ ambientato tra il XI e il XII secolo, quando Federico Barbarossa calava in Italia e Saladino a Gerusalemme. Ma il cuore di tutta la vicenda narrata ruota attorno a una misteriosa e variamente interpretata iscrizione del 1207 che si trova sul pavimento di marmo nella basilica di San Miniato a Firenze. Questa iscrizione secondo Renzo Manetti contiene un segreto antico e il libro ne fornisce la storia e la chiave.

Potrebbe essere un libro di formazione: trasmette, infatti, il fascino dei viaggi, l’esperienza dell’onore e della miseria, del bene e del male, della curiosità e della scoperta. Il libro può essere letto secondo più livelli: si può seguire il succedersi delle azioni o fermarsi a rimuginare su tutte le antiche dottrine che vengono citate e riprese (ecco, l’unica cosa che manca sono delle illustrazioni della facciata della chiesa di San Miniato che ne agevolino la lettura, come questa pubblicata nel suo libro Le porti celesti). 

Un ottimismo leibniziano fa convergere in armonica unità l’alchimia, il graal, la cabala, i sufi, i catari, i templari, la gnosi, il culto mitraico, i misteri eleusini, la geometria euclidea, i pitagorici, il cristianesimo e ogni altro sentiero sapienziale. Ed è qui, dentro al nocciolo teoretico del libro, che non riesco più a seguire l’autore. Ecco qualche riflessione a questo proposito.

“Molte sono le vie” si sente dire nel libro. Secondo me, invece, l’unità che conduce alla porta del cielo non può essere ravvisata in un sapere originario. Ogni sistema di sapere, che pretenda di costituire una formula originaria è destinato a soccombere. Infatti ogni reticolo di informazioni, per quanto corroborato da una sana ascesi, è entropico, presenta dei limti intrinseci. Tramandare nei secoli questo sapere sussurrato all’orecchio significa tramandare cenere spenta. 

L’unità va ricercata non in una informazione ma in una competenza. Non un sapere, ma la capacità di sapere. L’essere a immagine e somiglianza di Dio dell’uomo: che è un fatto, sperimentabile nella creatività di ogni uomo, fatto che non va imparato ma semplicemente mostrato. L’unità, quindi, è antropologica, non iniziatica (affermazione che costringerebbe, coerentemente, a immaginare quella stirpe angelica di cui si parla nel libro).

C’è poi il rapporto col cristianesimo. Gesù ha attuato una pedagogia. Ha insegnato, e ha anche invitato a tenere il silenzio: non per tenere un segreto, ma per invitare a non parlare a vanvera, per lasciare tempo all’ascolto, affinché la novità dell’annuncio non si risolvesse in una formula.

L’insegnamento di Gesù fu, in ogni caso, fallimentare. Non solo con la folla che lo volle vedere morto. Ma anche con gli apostoli. In tutti e quattro i Vangeli, cosa c’è di più scoraggiante e di più avvilente della loro pochezza? Non fu il sapere a salvarli, nemmeno quello impartito dal Figlio di Dio. Gesù, infatti, negli ultimi tempi, di fronte al fallimento dell’insegnamento, sente l’urgenza di rilasciare lo Spirito Santo. E lo farà dalla croce.

La croce è la confutazione di ogni sapere iniziatico. E’ tutto lì. Non c’è segreto. Non c’è il nascosto del tempio; anzi il suo velo si squarcia. Dio si rivela sulla croce.  Tutta la verità di Dio è esposta dal Figlio crocifisso nudo. Presa a calci e dileggiata. Non c’è altro mistero che il mistero della verità dell’amore.   

Cosa c’è da capire in un pezzo di pane, in un sorso di vino?

Queste sono le cose che mi piacerebbe chiedere a Renzo

sabato 7 giugno, alle 15.30

presso la Libreria Ecumenica 

di piazza Missori a Milano dove verrà presentato il libro

“Il segreto di San Miniato” – Edizioni Polistampa

ma le scrivo qui perché so già che non avrò il coraggio di alzarmi e di fare le domande.

59 Comments

  1. caro Luigi, grazie del tuo commento al mio libro. Non ci sono le immagini di San Miniato, è vero, le puioi trovare sul mio sito e sul catalogo della mostra che abbiamo fatto per gli ottocento anni dalla fine dei lavori della basilica. Poi qualcosa d’altro pubblicherò, forse già quest’anno.
    Ormai io e te ci sentiamo da diversi anni e so che non condividi la teoria origeniana del messaggio segreto di Gesù: sul Tabor, scrisse Origene, Gesù portò solo tre discepoli, ingiungendo loro di non rivelare quanto avevano visto e udito. Infatti non c’è nessun segreto, solo strade diverse per salire nella scala mistica dell’unione con Dio. Nel Vangelo c’è già tutto. A me, e a molti altri nella storia della mistica, serve far risuonare le corde della Scrittura più volte, in modo da comprenderne le sfumature più recondite. Ad altri piace di più il suono immediato. Ma la musica è la stessa. A San Miniato di Firenze anni fa il Dalai Lama disse che non tutti amano lo stesso cibo e che non è giusto imporre a tutti le stesse cose. Ma il fine della nutrizione è la stessa. Dunque io seguo un percorso diverso, ma la via è la tua stessa: Cristo.
    Cosa c’é da capire in un pezzo di pane, in un sorso di vino? ti chiedi in modo intenzionalmente retorico. Tutto c’è da capire. Lo sappiamo entrambi, e cioè che non siamo in presenza di un simbolo o di una semplice ritualità, ma di un miracolo, una possente trasmutazione che ogni volta offre un corpo nuovo a quel medesimo Cristo che fu su questo mondo in carne ed ossa 2000 anni fa. E’ il mistero di questa materia sottile, supporto di una potenza così grande, che ogni volta mi sorprende e mi commuove. E mi inchino colmo di gratitudine di fronte al mio Signore. Un Graal con la forma del sole e della luna, con la veste di uno splendore quale nemmeno Salomone ne ebbe di uguale…

    Ti abbraccio

    Renzo

  2. Grazie!
    Grazie a Luigi per avermi fatto conoscere il romanzo di Renzo.
    Grazie a entrambi per aver alzato il velo che copre il volto interiore lasciando filtrare lo splendore del Prototipo del quale siamo immagine.
    A tutti i cultori di mistica suggerisco di leggere l’opera di Olivier Clement,”Alle fonti con i Padri”, edito da Città Nuova.

  3. “La croce è la confutazione di ogni sapere iniziatico”. Guénon lo sapeva così bene che ci ha scritto su un librone. Nel tentativo di ribaltare la verità.

  4. > Paolo: grazie a te, io ho fatto ben poco.

    > Renzo: grazie per l’ampia risposta. Da parte mia, “materia sottile”, “psichismo”, “sephiroth con 11 stati di coscienza”, “vibrazioni telluriche” ecc. sono termini che non comprendo (interessanti da questo punto di vista sono gli interventi di Alex nel tuo blog). Da un lato, è solo questione di linguaggio, e può essere questione di gusto. Dall’altro, un Guénon o tutta la gnosi storica mostrano i rischi che comporta.

  5. Alla fine “certe letture” non hanno altro effetto che distogliere lo sguardo dalla propria vita “reale”, da quel pezzetto di esistenza di cui solo noi siamo tenuti ad occuparci…scale, livelli…e chi mai vuol essere l’ultimo della compagnia? Non appena si cominciano a coltivare questi pensieri si scatena simultaneamente un insano desiderio di “emancipazione” da quei povericristi che non sanno come-stanno-le-cose…ci si imbarca in un avventura solitaria e desolante di autoperfezionamento.
    Godere della vita, appassionarsi alla particolarità della esistenza che ti è stata affidata, sopportare l’ irrimediabile ignoranza, guardarsi e guardare con stupore, inanellare gioie che vengono quando vogliono e che non amano essere “suscitate” ad arte…tutto questo è troppo banale, ordinario… e daglie co’ ‘sto esoterismo cristiano…e si dica pure che Cristo quando parlava di “bambini” non si riferiva ai bambini reali, ma ai bambini esoterici…insomma, quì non c’è trippa per gatti, ovvero non esiste che coloro che sono digiuni di conoscenze “nascoste” possano accedere alla Grazia…Non so, mi verrebbe da dire: da qualche parte ci incontreremo e vedremo chi ha speso bene la propria vita.

  6. PAPA: L’EUCARISTIA E’ UN CULTO PUBBLICO, NON ESOTERICO

    “L’Eucaristia non puo’ mai essere un fatto privato, riservato a persone che si sono scelte per affinita’ o amicizia: e’ un culto pubblico, che non ha nulla di esoterico, di esclusivo“. Lo ha ricordato Benedetto XVI nella messa celebrata a San Giovanni in Laterano in occasione del Corpus Domini, ribadendo che “adorare il Dio di Gesu’ Cristo, fattosi pane spezzato per amore, e’ il rimedio piu’ valido e radicale contro le idolatrie di ieri e di oggi”. “Stasera, non abbiamo scelto noi con chi incontrarci, siamo venuti e ci troviamo gli uni accanto agli altri, accomunati dalla fede e chiamati a diventare un unico corpo condividendo l’unico Pane che e’ Cristo“, ha rilevato il Papa teologo sottolineando che “siamo uniti al di la’ delle nostre differenze di nazionalita’, di professione, di ceto sociale, di idee politiche“. Proprio questa apertura, ha osservato, “e’ stata una caratteristica del cristianesimo realizzata visibilmente intorno all’Eucaristia, e occorre sempre vigilare perche’ le ricorrenti tentazioni di particolarismo, seppure in buona fede, non vadano di fatto in senso opposto”. Papa Ratzinger ha poi voluto sottolineare che “inginocchiarsi davanti all’Eucaristia e’ professione di liberta’: chi si inchina a Gesu’ non puo’ e non deve prostrarsi davanti a nessun potere terreno, per quanto forte. Noi cristiani ci inginocchiamo solo davanti al Santissimo Sacramento, perche’ in esso sappiamo e crediamo essere presente l’unico vero Dio, che ha creato il mondo e lo ha tanto amato da dare il suo Figlio unigenito”. “Adorare il Corpo di Cristo – ha spiegato – vuol dire credere che li’, in quel pezzo di pane, c’e’ realmente Cristo, che da’ vero senso alla vita, all’immenso universo come alla piu’ piccola creatura, all’intera storia umana come alla piu’ breve esistenza”. (AGI)(22 maggio 2008 ore 20.05)

  7. Grazie, Luigipuddu, per questa citazione estremamente confortante!
    Che la sottoscritta sia letteralmente “incazzata”con l’esoterismo e che ritiene essere tale prospettiva un autentico “veleno” per l’anima, non ne faccio mistero. Quello che mi disturba non è l’idea che lo Spirito Santo distribuisca i suoi doni, carismi, ecc. in maniera disuguale da persona a persona, la “varietà” è, in fondo, il segno della realtà stessa (ove il “nulla” non ha altra determinazione che il nulla stesso). Non sono per nulla afflitta dalla circostanza che altri siano più dotati di me e che possano godere di gioie a me precluse…che Dio li benedica! So, tuttavia, che se di “vera” gioia si tratta, questa si riverbererà anche su di me, che i frutti nati da quell’albero saranno cibo anche per me. Non c’è Santità senza sacrificio. E ciò che nel seme è racchiuso “deve” venire alla luce ed essere nutrimento per tutti.
    Nell’esoterismo vedo prevalere pesantemente l’aspetto “intellettuale” e individualistico, dove la gnosi ( acquisita dalle più svariate e spericolate letture) precede di gran lunga l’esperienza “sensoriale”, la effettiva percezione che l’individuo ha di sè e della realtà circostante. Dove, anzi, questa gnosi pretende di dirigere la percezione stessa, la violenta, la costringe a piegarsi alle sue direttive, col rischio di farle perdere gli ordinari punti di riferimento e di trasferire l’individuo in “zone” molto più opache e incontrollabili. Che l’ Uomo sia un organismo complesso, stratificato, ricco di misteriose risorse, è un fatto, almeno per me, indubitabile. Il problema è “come” gestire tutto questo, quali sono le migliori coordinate perchè tutta l’impresa vada a buon porto. Per me, la “via ordinaria” indicata dalla dottrina cattolica rimane la migliore e la più equilibrata e, anche, la più misericordiosa.

  8. In questa pagina
    http://lapoesiaelospirito.wordpress.com/2008/02/02/aspetti-religiosi-della-crisi-ambientale/
    tra i commenti trovo una sintesi strepitosa di Walter Binaghi sul problema esoterismo/cristianesimo; parla di Elemire Zolla, ma vale per tanti:
    «Zolla aveva grande erudizione in materia religiosa, ma spiritualmente poco da insegnare: è la pretesa di sorvolare le tradizioni perchè se ne conosce la forma teorica, ma senza praticarne nessuna. Il risultato è il nichilismo sottile degli Adelphi, dove infatti è approdato».
    Potrà sembrare una stranezza, ma il miglior approccio “teorico” alla religione è la sua “pratica”.

  9. Tutto quello che è stato scritto in buona fede lo condivido, specialmente le belle parole di sorannaros. Permettetemi solo di aggiungere qualcosa. La ricerca sui simboli non è una strada privilegiata, la mistica non è superiore alla pratica. C’è più gioia e vicinanza a Dio nella contemplazione di un fiore che in mille speculazioni intellettuali. L’erudizione non è sapienza, non è saggezza,induce alla superbia ed allontana da Dio. Ma i simboli sono parte della nostra cultura e della nostra tradizione religiosa; parlano una lingua universale che abbiamo spesso dimenticato e che va riscoperta e reimparata. Perché a mio parere i simboli sono il linguaggio dello Spirito, la lingua delle creature alate che parlava San Francesco. Chi cerca di apprendere questa lingua non va disprezzato, perché come ricordava sorannaros “c’è bensì diversità di carismi, ma è il medesimo Spirito…La manifestazione dello Spirito è data a ciascuno per l’utilità comune” (1 Cor. 12,4,7). C’è chi ha il dono delle lingue, chi della profezia, chi della scienza, chi della sapienza, chi di operar miracoli, chi di guarigioni, ma “tutte queste cose le compie un solo e medesimo Spirito, distribuendole a ciascuno come vuole” (ivi 12,11).
    Io non ho molti doni, ma lo Spirito mi invita ad esplorare ed interpretare la lingua dei simboli. Se per qualcuno questo è cibo indigesto non per questo disprezzi coloro che invece se ne cibano o sono curiosi di assaggiarlo.
    Quanto all’Eucaristia, si tratta di un mistero così grande che ricevere l’ostia nelle mani, magari poco pulite,equivale per me ad una profanazione, ma non per questo giudico chi lo fa con fede sincera e non per per superficialità, almeno finché la Chiesa non cambierà parere su questa pratica.

  10. Vi faccio propria la mia esperienza.
    Nell’entusiasmo giovanile degli anni ’80, ho riempito la mia libreria di R. Guenon, F. Schuon, A. K. Coomaraswamy, M. Pallis, T. Burckhardt, S. Panunzio etc.; la molta cultura e i, riferimenti sapienti dispensati da quei testi mi instillavano via via il senso di colpa per l’appartenere ad una tradizione declinante (e non che i segni di macchie e rughe mancassero).
    Poi, il punto di svolta: un breve passaggio di Schuon (forse in “Esoterismo come principio e come via”), dove confrontava l’illuminazione per via conoscitiva, con quella dell’illuminazione “per grazia”: il suo propendere per la prima mi è parso immediatamente come TROPPO per un cristiano.
    Oggi non brucio e non rinnego, ma la scelta è fatta.

  11. perchè deve esserci una scelta fra illuminazione per via conoscitiva e illuminazione per grazia? A mio parere esiste solo la seconda. La luce può venire solo per grazia, anche se segui la strada della “conoscenza”. Non confondiamo sterile erudizione con una via sapienziale.

    Grazie a Luigi per il bel dibattito che ha suscitato.

  12. La confusione, mi pare, è di Schuon. Ora non ho a disposizione il testo cui mi riferivo; appena posso – se vi va – lo riporto per le opportune verifiche.

  13. > luigipuddu: certo che ci va! (quando puoi)

    > renzo manetti: grazie a tutti quelli che intervengono..
    approfitto degli ultimi passaggi, per rilanciare un punto che anche nel libro si fa dirimente: se la via sapienziale si muove dentro un’illuminazione per grazia, questa per innestarsi richiede un terreno particolare? “I custodi della pietra sono prescelti e chiamati ancora bambini.. preservati dal peccato..” (W. Von Eschenbach, Parzival) E questi angeli che non presero partito per Lucifero ma neppure per la Trinità in virtù di cosa sono nobili e buoni?

  14. ho messo in rete un testo sul mio blog: “Gnosi cristiana e carismi”, che affronta la questione che tu poni.
    Le frasi del Parzival sono suggestive e probabilmente influenzate dall’eresia catara. Non so se Wolfram fosse cataro, ma certo i riti che descrive e le cose che dice mi inducono a pensare ad una contiguità con temi catari, anche se a quel tempo i confini fra ortodossia e eresia erano spesso labili.
    La questione degli angeli ignavi, che non si schierarono, è una delle basi della dottrina catara. A noi tanto nobili e buoni non sembrano, ma riflettono la condizione delle nostre anime che devono operare la scelta fra il bene e il male. I catari ritenevano che le anime fossero di natura angelica, e che la loro prigione corporale fosse dovuta ad una caduta, cioè alla mancanza di una scelta. Certo è che la affermazioni di Wolfram si contraddicono.
    Per quanto mi riguarda, ritengo che il capitolo 12 della prima lettera ai Corinti offra la risposta giusta.

  15. Non sono una suora, caro Manetti, ma sono un “prodotto tipico” della globalizzazione culturale: prima ancora di consolidare l’abc della dottrina cattolica, ho accolto con curiosità e improntitudine tutte le sirene che popolano i vasti mari dell’odierna editoria in ambito filosofico e religioso. Ma più che lettrice onnivora e sistematica, mi sono spesso accontentata di “assaggiare”, di spiluccare ora quì ora là, a seconda dell’esame universitario, o delle compagnie che andavo via via coltivando. Alcune delle persone da me frequentate erano una sorta di compendio ambulante di intere biblioteche: è come aver visto le “idee” in carne ed ossa, le ho viste mangiare, camminare, folleggiare…e prima che fossi in grado di prendere provvedimenti, quelle “idee” avevano irretito la mia anima e l’hanno, poi, gettata in una desolante disperazione. Chi mi ha tirata fuori, lentissimamente, da quel baratro io credo di saperlo, ma non oso nemmeno nominarlo, non per le mie vicende personali.
    Più che di letture, dunque, sono ricca di esperienze (e relative sofferenze) che hanno affinato gusto e intuito. Quelle poche cose che so, le so bene, sono memorie indelebili del mio stesso corpo. E a me appare del tutto evidente che l’alimentazione e l’accrescimento di un organismo vivente è subordinata alla capacità di quell’organismo di “digerire” quanto assume, sia esso sotto forma di comune cibo o sotto forma di conoscenza “sottile”(gnosi). A prima vista sembriamo tutti dotati delle stesse “virtù”, e riteniamo che se siamo capaci di inghiottire un certo cibo, siamo anche capaci di digerirlo. Tuttavia, è più semplice verificare l’indigeribilità di una sostanza corporea (talvolta ce ne accorgiamo dopo anni di intossicazioni)), in quanto il nostro corpo ci dà innumerevoli segnali al riguardo, piuttosto che comprendere che non abbiamo la formazione necessaria o gli “enzimi” per assumere e scomporre correttamente determinate conoscenze.
    Il problema è che in quest’epoca in cui il “bombardamento” conoscitivo è davvero incontrollato, dove l’offerta è così capillare e diffusa, e tutti i prodotti buoni e cattivi sono disposti simultanamente su tutte le mense (e anche quì, come al mercato, bisogna diffidare di quelli meglio confezionati), dove l’esotico è più a buon mercato dei prodotti nostrani, i nostri sensi ricevono molte più sollecitazioni di quanto non riescano a contenere, non sono in grado di discriminare il buono dal cattivo e dal dannoso. Il problema è che a tanti di noi manca una vera e propria FORMAZIONE, una regolare disciplina, che ci metta nella giusta disposizione per recepire i celesti messaggi.
    Ora, caro Manetti, credo di comprendere le tue sante e lodevoli ragioni, le trovo legittime e correttamente orientate. Rimane, tuttavia, il problema della divulgazione, specie se si tratta di sublimi conoscenze e non di patate. Il rischio rimane sempre quello di mettere indiscriminatamente a disposizione di chiunque abbia un minimo di capacità intellettuali dei “cibi” per la cui digestione abbisognano “enzimi” che non si trovano negli stomaci di tutti i mortali. La cautela, in queste faccende, è doverosa sia nei confronti del ricevente che nei confronti della Sapienza medesima (non dare le perle ai porci).
    Personalmente la faccenda l’ho risolta in questi termini: conduco la mia vita da normale cristiana, che comporta il pregare, l’andare a messa, sorvegliare la crescita dei miei figli, attenermi alle necessità del giorno…tutto “il di più” che tracima da questa voluta (e apprezzata) ordinarietà, è il “pane” sottile di cui mi alimento. Non voglio di più, non cerco di più, perchè, almeno per me, potrebbe essere troppo.

  16. hai posto la questione nel modo giusto. Pico aveva ed ha ragione. Non tutti siamo uguali. Io per esempio non riesco a capire nulla di matematica ed ammiro chi invece naviga fra numeri, integrali e derivate con leggerezza e facilità. Ma non mi sento da meno di lui. Come il matematico che non ama la filosofia (ma la matematica pura è filosofia) non deve per questo sentirsi sminuito. Ma come posso trovare a chi piacciono le fragole, se ho paura che vengano rifiutate? Continuo a mangiarmele da solo?

  17. Veramente rimango senza parole… ma con molti pensieri…

    Sono un umile cercatore (perciò peccatore?) ‘povero di Spirito’… per questo Lo cerco… la Grazia è gratuita ma possiamo scegliere di accettarla (Vuoi tu Maria…?) (S. Bernardo: De Gratia et libero arbitrio)… Anche se credo che la Conoscenza Suprema non l’avremo in questa vita non vedo alcun male nel cercarla comunque, anche spulciando nelle infinite vie della Verità Universale, e questa Cerca mi ripaga, in parte, delle molteplici negatività giornaliere, cercando quell’equilibrio fra le due vibrazioni cielo-terra che mi fanno vivere… sperando nella Gerusalemme Celeste che a volte, Il Signore, ci lascia intravedere in terra…
    -CRISTO E’ LA VIA LA VERITA’ LA VITA- anche per gli uomini che dio ‘non’ ama…
    la Via è gratis ma non tutti l’accettano o, forse, non la ri-conoscono… anche per loro ci sarà comunque il Regno dei Cieli, anche se con il ‘Giudizio’…
    Apprezzo assai gli interventi anche se non condivido tutto, distinguo ma non giudico… la vera Libertà sta nel lasciar dire anche ciò che non si condivide e che non piace.. tutto è parte del Tutto.
    Sono comunque con Renzo e, parzialmente, con qualcun altro.

    “Vergine Madre figlia di Tuo Figlio…
    Donna sé tanto grande e tanto vali, che qual vuol Grazia e a Te non ricorre, sua disianza vuol volar senz’ale…. la Tua benignità non pur soccorre a chi domanda, ma molte fiate al domandar precorre.”

    ‘In nome del Padre-Madre, del Figlio-Padre, e dello Spirito Santo’
    Alex

  18. Ragà, non sono nata ieri e l’odore della spocchia lo percepisco lontano un miglio! Ma chi vi credete d’essere? Esseri senza peccato, immuni dalla tentazione, dall’errore? La vostra via è tutta “luce” e niente ombra? Vi siete messi in tasca il demonio, oppure, peggio, lo considerate un ridicolo spauracchio per rincitrulliti? Continuate pure a scambiare la prudenza per ottusità, o a considerare gli oculati consigli della Chiesa (esperta di umanità) come maldestri tentativi di tarpare le ali delle vostre fervide animelle. Mettere dei vincoli, laddove ci sono seri pericoli (la perdizione, la dannazione) è l’opera più caritatevole che si possa fare. E’ quello che fa un padre, quando proibisce al figlio di sporgersi da una balaustra. Il problema è che nell’ambito “spirituale” non si ha l’immediata percezione di aver commesso una cazzata, come nel caso di uno schianto al suolo, ma si ha l’opportunità di inanellare errori su errori senza avvertire alcun disagio…soprattutto quando si ha la persuasione di avere imboccato la “via maestra”.
    E’ una bella, inebriante sensazione quella di sentirsi parte di una nobile covata di aquile destinate a librarsi nei cieli più alti, nelle mie vite passate ho nutrito anch’io questi ridicoli pensieri, ma ho preso salutari tranvate, che mi hanno ridotta a più miti consigli. Questo non significa che abbia preso a strisciare come un lombrico o che abbia perso il gusto per la Bellezza, ma riconosco dei limiti dai quali nessuna “eccitazione” letteraria mi può sollevare.
    Lo Spirito Santo è uno, e solo la Chiesa, madre e maestra, ne conosce le chiavi d’accesso, gli “spiriti” sono innumerevoli, ma portano in direzioni diverse…bisogna decidere quale padrone servire.

  19. LA TORRE DI BABELE…
    ‘PARLAVANO LINGUE DIVERSE’… MA PURTROPPO NON SI COMPRENDEVANO.. POI SCESE LO SPIRITO SANTO…
    SPOCCHIA??? CHI CI CREDIAMO DI ESSERE??? MAH!!! NOI NON SIAMO ‘INCAZZATI’…

    LO SPIRITO SANTO E’ CERTAMENTE UNO E SOLO E UNIVERSALE, CON INFINITE MANIFESTAZIONI ‘PER L’UTILITA’ COMUNE’ (PAOLO E’ UN APOSTOLO! … PIETRA DI FONDAMENTO DELLA CHIESA ROMANA…)

    RIPETO! LA ‘GRAZIA’ DELLO SPIRITO E’ GRATIS… SI PUO’ ACCETTARLA COME NO… NON E’ IMPOSTA… ECCO LA LIBERTA’… CHE NON PUO’ ESSERE CONDIZIONATA DALLA CARATTERIALITA’ E DALLE CONTINGENZE UMANE GIORNALIERE, CERTO PESANTI E DIFFICILI DA SOPPORTARE… PURTROPPO DI ESPERIENZA NE HO AVUTA E TUTT’ORA NE HO..
    LA CHIESA, MADRE E MAESTRA, PUO’ SOLO INDICARE LA VIA…
    NON IMPORLA COME PER SECOLI E’ CRUENTEMENTE ACCADUTO E, GUARDA CASO, PROPRIO LE DONNE SONO STATE FRA LE VITTIME ‘PRIVILEGIATE’… E NON SOLO LORO..

    DA ‘IL PURO E L’IMPURO’ DI J. GUITON, MISTICO ‘CATTOLICO’!!!…

    Pag. 66-70, ‘Le mescolanze’: (l’Anastasi, … la ‘Ricreazione’… ? )
    Tra i pensieri d’ispirazione catara lasciatici da Simone Weil avevo annotato il seguente, che tocca il fondo del problema posto da quest’opera: “E’ necessario distruggere la parte intermedia e torbida dell’anima… per lasciarne la parte vegetativa direttamente esposta al soffio infuocato che viene dal più alto dei cieli”. …
    Così, mi dicevo, nella divisione dell’anima in tre parti (corpo, anima, spirito-soma, psychè,pneuma), la parte intermedia Simone Weil la elimina. La psychè svanisce.
    Rimangono faccia a faccia la parte vegetale, minerale, cosmica, materiale, inerte dell’anima, da una parte, e dall’altra, il soffio dello spirito, la parte spirituale, al limite eterna, il fuoco della Pentecoste. …………….
    …Allora la psychè viene eliminata………. la psychè è un qualcosa che viene meno e svanisce….. rimane il “corpo”, ma questo corpo non è più propriamente corporale. Non avendo più l’anima, esso non può ricevere la sua forma e il suo involucro che dallo Pneuma , questa parte già divina di noi stessi.
    Ai funerali si mette nella terra un corpo animato dalla psychè così come il seminatore getta un seme nei solchi. Questa forma psichica, temporale, è incapace di impedire la corruzione del cadavere. Ma affinchè l’unità dell’essere possa essere ricostituita, San Paolo spera (???) che verrà un tempo nel quale il corpo diventato polvere sarà rianimato o, piuttosto, ricreato dallo spirito.
    Non sarà più allora un corpo dotato di un’anima, un corpo “animato”, un corpo “psichico”, bensì un corpo animato dallo pneuma , un corpo spirituale. Ci sarà allora il grande ed ultimo risveglio, l’anastasi, la resurrezione dei corpi…… ……non siamo qui lontani da Spinoza……. quest’ebreo in un certo senso così cristiano.
    Infatti agli occhi di Spinoza l’ ”anima” non è distinta dallo “spirito”. L’anima è spirito. Essa è direttamente unita al corpo. È l’idea del corpo. Per il pensiero puro, liberato da ogni immagine, è necessario respingere quell’intermediario che Aristotile chiamava anima.
    Si potrebbe dire che il mondo di di Spinoza è il mondo dell’anastasi già realizzato.
    Se la parte intermedia, cioè l’anima, che è anche la sede dei concetti, viene rifiutata, si coglie un significato anticipatore, così profondo, di un pensiero cataro, così come Simone Weil l’ha definito. L’anima, questa malsana mescolanza d’aria e d’acqua, è rifiutata. Essa è servita solo da saldatura precaria.
    Di conseguenza si può immaginare che due tipi di saggezza entreranno in conflitto. La prima saggezza consisterà nel pensare, nel porre degli atti liberi, nel patire il dolore e nel vivere la gioia nella zona del métaxu, cioè della mescolanza psichica intermedia.
    Al contrario, l’altra saggezza consisterà nel portarsi immediatamente verso il momento ultimo, finale, della riunificazione fra il corpo e lo spirito, nel fare come se ciò a cui si tende e ciò che si spera ci fosse già dato.
    La prima di queste saggezze mistiche è una mistica che prende in considerazione solo il tempo storico. Il suo assioma e il suo grido sono: “Non ancora” (nondum). L’altra saggezza è una mistica dell’eterno. Il suo assioma, il suo riposo, il suo sospiro è:”Già!” (Jam), perchè noi, in qualche misura, già siamo nell’eterno. (……..!) Si impone allora la domanda: si deve agire come se si fosse già ciò che si è chiamati a diventare?……….
    Pag. 74, ‘La sublimazione’:
    Ogni dottrina della purezza assoluta ricorda che il desiderio d’infinito, benchè il suo oggetto sia di fatto inaccessibile, costituisce la molla dell’agire umano. Il tutto e il niente, che ho proscritto nella logica, li ritrovo e li approvo nell’intenzione, in quel cammino verso la perfezione (-di cui il ‘desiderio’ della ‘Mixitè’, la ‘Cerca’ credo sia il punto di partenza-n.d.r.) che ci fà considerare come provvisorio ogni livello della vita morale raggiunto in precedenza.
    Ma la vita dello spirito non è una via d’estasi. E’ una via pratica.
    La saggezza incarnata, diventata prudenza, viene rivestita di una seconda bellezza che è forse l’essenza della prudenza stessa. Certo la contrapposizione catara tra il tutto e il nulla, tra il sì e il no, resa paradigmatica dai computer, deve riecheggiare continuamente nell’essere, fatto d’infinito e di niente. Questa scelta tra il tutto e il nulla costituisce per così dire il respiro della coscienza.
    …. Lo ripeto: se il momento presente fosse l’ultimo momento, allora l’atteggiamento cataro sarebbe la norma di ogni comportamento.
    Questa perfezione catara è logica perchè è escatologica. L’uomo dell’ultimo istante è già nel regno. Vive da peccatore e muore monaco. Ma ciò che viene dato nell’esistenza non è mai nè solo di vivere nè solo di soffrire, nè di avere tutto nè di avere nulla, ma di consumarsi e di portarsi a compimento nella ‘MESCOLANZA’ del tutto e del nulla continuamente ricorrente sotto forme sfumate e diverse. Nè la gioia nè la soffernza si presentano allo stato puro, sotto forma di gioia gioiosa e di sofferenza sofferente. La gioia e la soffernza si intrecciano.
    La gioia e la sofferenza sono separate, frammentate, ritmate da intervalli; così avviene per l’inclinare del sole, per le stagioni, per l’età della vita, per tutte le varietà e le variazioni. Di questa incarnazione di questo ‘INTRECCIO’ le arti ci forniscono tutte un’immagine……….
    Rara sarà sempre, nelle arti come in metafisica, la giustificazione di ciò che è comune, costante, sostanziale, miracolosamente quotidiano e nascosto: la bellezza, la bontà, la verità, tutte cose così lunghe, così difficili da percepirsi quando non ci meravigliano. (!!!!!)
    E’ senza dubbio necessaria l’esperienza che viene dall’età e una certa stanchezza dell’ammirazione per comprenderlo, ma questa stanchezza è la stessa ammirazione. …
    .. E’ così che il quotidiano, il comune, l’ordinario, il banale sono luoghi di confusione e di perfezione.
    L’essere è. Queste parole, parole misteriose, che danno le vertigini, l’uso le decompone e le altera continuamente: fa dell’oro una moneta che, a forza di passare per tante mani e tante cupidigie, non lascia più vedere il profilo del Re.

    Vangelo di Tommaso.
    “ Quando farete di due cose un’unità, e farete l’interno uguale all’esterno, e l’esterno uguale all’interno, e il superiore uguale all’inferiore, allora troverete l’entrata nel Regno.”

    “ Guardiamo le medesime stelle, comune è il cielo,
    un medesimo universo ci racchiude:
    che importa con quale dottrina ciascuno ricerca la verità?
    Non si può giungere fino a così sublime segreto per mezzo di una sola via ”. Papa Simmaco.
    Da ‘Cavalleria, un iter iniziatico’ di Domenica Mazzola

    PER CONCLUDERE… NON SONO UN ‘ERUDITO’ NE’ UNO SCRITTORE…
    SOLO UN UMILE IGNORANTE E, POICHE’ IGNORO, CERCATORE DI ‘VERITA’, E CRISTO, CON MARIA, SONO LA MIA VIA SPIRITUALE, CHE COM-PRENDE TUTTE LE VIE… ANCHE SE TORTUOSE E IN SALITA… ‘TOSTANE’! PER DIRLA CON DANTE..

    “SAPERE DI NON SAPERE E’ COSA SUPERIORE. NON SAPERE DI NON SAPERE E’ MALE.” LAO TSE’, SULL’UMILTA’..
    ALEX, LO ‘SPOCCHIOSO’…

  20. A conclusione (??) dei miei ‘comment’ copio l’intervento dell’Arch. Franco Zappi, che non è ancora a suo agio con i blog,
    Praeceptor della ‘Congregazione Templare San Bernardo di Clairvaux’ fondata alla Certosa di Firenze dal defunto Padre Goffredo Viti O.Cist.
    -Su di lui la Pace e la Benedizione di Dio- come direbbe un fedele dell’Islam…

    Caro Alex,
    ti ringrazio per avermi inviato il 7 giugno alcuni stimolanti estratti del Blog dell’amico Renzo Manetti e sul blog ‘del visibile’, imperniati sull’annosa diatriba su gnosi, esoterismo, iniziazione…

    Come già sottolineavamo nel 1992, in Certosa con P. Goffredo, è impossibile capirci senza un comune linguaggio alla cui scomparsa (o almeno alla cui degenerazione) ha forse contribuito anche l’abolizione da parte della Chiesa del linguaggio della Liturgia e del Mistero per sostituirlo col linguaggio dell’omelia o della liturgia della parola. Da quando la battaglia della “lingua universale” è stata persa, non ci resta ormai che continuare a cantare con Mina e Alberto Lupo: Parole, parole, parole, …
    Se per esoterismo s’intende magia, occultismo, individualismo elitario intellettuale, patrimonio riservato a pochi “perfecti” riconosciuti con pseudo iniziazioni, titolari di una gnosi di superiori insegnamenti occulti, …. nasce un tipo di giudizio.
    Se invece, “cristianamente”, per esoterismo s’intende l’assimilazione silenziosa, mistica, critica e prudente di vari segmenti (per noi significanti) che ritroviamo nelle vie sapienziali con cui la Provvidenza intende arricchirci (non sono venuto a chiamare i giusti (quelli che si considerano “perfecti”), ma i peccatori (i “piccoli” di pregiudizi) Mt 9, 13)… facendo nostri i Sacramenti dell’iniziazione cristiana che la gnosi gerarchica ci trasmette assieme all’ascolto della gnosi della realtà effettuale dei “piccoli” …. il giudizio sarà totalmente diverso.
    Avendo verificato, oltre ai vostri, anche l’acume e l’evidente buona fede di tutti gli interventi (mezzaBarba, SorannaroS, Luigi Codemo e Puddu) mi sembra di assistere all’antica, iniziale babele delle nostre riunioni in occasione di ogni nuova conoscenza, prima che ci si accorgesse che lo Spirito ci aveva congregato per diversitatem linguarum cunctarum,….. in unitate Fidei. [Questa antica antifona a pag. 1837 del mio Liber Usualis però dimostra che forse non è mai esistito, neanche nel medioevo cristiano, un linguaggio comune! Penso anche agli scismi e alle rispettive scomuniche … ma spesso dipendeva anche allora da difficoltà di traduzione, di comunicazione…??]
    Che dirti? Trovo giustificati quasi tutti gli et-et che sono emersi anche se ne condivido pochi. Non perché li “giudichi” sbagliati ma semplicemente perché, come sai, non rientrano ancora nelle mie capacità d’interesse.
    La via simbolica-
    Per quanto riguarda la Via dei Simboli, ho sempre avuto delle perplessità sulla volontà di “interpretarli” perché se perdono la propria anarchia significante (la loro polivalenza di singola fiammella pentecostale di luce, sale e lievito) si riducono a semplici “segni” uni-formanti che rinviano e confermano il potere di cose già note… e allora scattano le intolleranze e le “multe” come coi “segni” stradali! Il mio interesse è ancora solo emozionale in quanto m’intriga talora la dimensione estetica e sempre la dimensione della “memoria” d’amicizie di veri cultori di questa “via iniziatica”. Ripenso a don Pericoli di fronte al Portale di San Fortunato a Todi, a P. Goffredo e ai suoi studi sulla luce e sulle dimensioni della Gerusalemme Celeste nelle Abbazie cistercensi, per finire a Renzo in cui ho riscontrato lo stesso dono fin dal suo Desiderium Sapientiae.
    A te e a me (che eravamo gli unici confratelli templari presenti alle esequie di P.Goffredo all’Abbazia di Casamari durante la struggente Liturgia Defunctorum cantata dai numerosi monaci cistercensi presenti), la dignità di questa Via sapienziale, fu ribadita dall’Abate Generale Mauro che concluse la sua omelia sottolineando come P.Goffredo , suo coetaneo ed amico, abbia svolto il “mestiere” del monaco (che consiste nella “ricerca di Dio”) rimanendo sempre fedele al monito di Luca 19,40: se i miei discepoli taceranno, grideranno le pietre!
    Tutto ciò che è exoterico ha anche una dimensione esoterica
    Condivido poi anche in parte i timori di SorannaroS che, come ha notato qualcuno, esprime la nostalgia al ritorno uterino col palindromo scelto. Anch’io in fondo rimpiango i bei tempi in cui bastava obbedire ai “precetti” della Chiesa e attenersi ai “doveri del proprio stato”, in cui vigeva il rassicurante e meno impegnativo Roma locuta e la libertà di pensiero era considerata deliramentum (sic!…???).
    Non saprei dire con precisione quando tutto questo ha cessato d’essere necessario e sufficiente. So che sempre più spesso anche all’interno della nostra Congregazione templare cistercense (che voleva riproporre all’interno della Chiesa i principi sostenuti da San Bernardo), siamo stati costretti a nutrire la nostra fede bambina con cibo da adulti; a dover essere pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi secondo la I° Lettera di Pietro (3, 15).
    Questo da un parte (per la nostra ignoranza o per la debolezza mediatica della nostra cultura) ci ha lasciati impreparati di fronte ad offensive di vari tipi, dall’altra ci ha coinvolto in svariate e spericolate letture di cui si è riempito il supermercato del sacro negli ultimi anni. Amo ripetere che non credo perché è dogma ma che è dogma perché lo credo in unione con 2000 anni di cervelloni che hanno arricchito il Corpo Mistico. Spesso parlando con chi si è nutrito di queste svariate e spericolate letture ho l’impressione che cerchino di districarsi tra dogmi molti più numerosi e contorti dei miei.
    Senza rimpiangere gli imprimatur di un tempo e il nihil obstat censorio, è indubbio che siamo rimasti nudi coi nostri dubbi e che da più parti si avverte il bisogno di veri apologisti, di maestri di spirito con cui confrontarci per non rinchiuderci né in rigidi integralismi di ritorno né in precarie ricerche di junk (spazzatura genetica) o di discorsi vacui: haques ledivrê- ruah (c’è fine a discorsi d’aria? Gb 16,3).
    Anche perché nessuna via (simbolica, cognitiva, di grazia, iniziatico-origianaria, antropologica, ecc.) ci può garantire sicurezze, nemmeno il ritorno alla casa del Padre, alla via ordinaria della dottrina exoterica cattolica che se da una parte ci risulta meno devastante e compensa la nostra insufficienza culturale in tanti confronti, dall’altra non può garantirci nessuna tranquillità. Anche se la Croce e l’Eucaristia sono culti pubblici e sono la confutazione d’ogni sapere iniziatico, se sono realtà che squarciano il velo del Tempio (e con la Resurrezione anche il velo del tempo), resta comunque un problema assolutamente esoterico se il Sangue e la Croce che abbiamo accettato exotericamente ci varranno esotericamente come salvezza o condanna.
    Chi è degno di aprire il libro e scioglierne i sigilli? (Ap 5,2)
    I Vangeli e il Magistero della Chiesa da sempre ci ricordano le diverse dimensioni dell’essere e considerano dia-bolica la “separazione” tra le varie componenti, il privilegiarne alcune a scapito di altre. E’ questa “disarmonia” che viene definita “peccato”. Una cosa per me è certa: non ci è permesso di essere pigri durante questo tipo di vita che ci è stato donato con la scadenza ad orologeria. Dobbiamo vegliare e pregare col Cristo con il duplice impegno di:
    1- fare fruttare i talenti (= i carismi) che è aspirazione-dovere esistenziale d’ogni uomo ‘etsi Deus non daretur’ come ci ricorda Dante (INF. Canto XXVI 119-20, 124-25):
    ‘fatti non foste a viver come bruti,
    ma per seguir virtute e canoscenza’
    per cui
    ‘.. volta nostra poppa nel mattino,
    dei remi facemmo ali al folle volo’.
    2- con la consapevolezza del “limite” che a un certo punto ci impone l’affidamento alla Grazia.
    ‘State contenti, umana gente, al quia;
    ché se possuto aveste veder tutto,
    mestier non era parturir Maria’. (PURG. Canto III, 37-39)

    Contare solo su 1- (sui talenti ) è “presunzione”; contare solo sul 2- (sull’affidamento alla Grazia ) è “tentare lo Spirito”.

    Gesù che ci ha voluti amici e non schiavi, che ci ha lasciato lo Spirito, che si è dichiarato unico nostro Maestro e Sacerdote, non vuole una sequela di cieca “obbedienza”. In fondo l’obbedienza è il frutto di una disciplina che nasce da una formazione che comincia dai Sacramenti dell’iniziazione cristiana per continuare in una inesausta Cerca iniziatica attorno alla Parola che non è un idolo imbalsamato per sempre ma che invece è sempre scritta a 2 mani (parola di Dio e parola dell’uomo che lo interpreta). Già ai suoi tempi, San Gregorio Magno, conscio che ‘una cosa ha detto l’Eterno, due ne abbiamo sentite’ (Salmo 61,12), aveva constatato, con lucida intuizione, che la ‘scriptura crescit cum legente’. L’obbligo di sfruttare i talenti richiede quindi un “personale” sforzo gnostico, nella speranza di congregare validi amici e maestri sul nostro Camino con cui stabilire prudenti confronti esoterici all’interno della “pratica” exoterica della religione in cui siamo stati iniziati: ortodossia da coniugare all’ortoprassi. Troppo volte infatti ho riscontrato che l’esoterismo diviene alibi per giustificare comportamenti morali da cui emerge che ‘diabuli virtus in lumbis est’ come diceva Al Pacino ne L’avvocato del diavolo.
    Franco Zappi.

  21. Grazie per gli interventi, interessanti e che vanno letti con attenzione.

    Il mio approccio, come anche Renzo sa, sarebbe quello di SorannaroS. Rimane centrale la questione del linguaggio usato, troppo spesso carico di ambiguità.

    Il rischio, alla fine, è duplice: avere delle chiese sempre più spoglie e mute della capacità di essere simbolo e di lasciare un patrimonio di sapienza e simboli in mano ai cialtroni.

    Spero qui e più avanti potremo approfondire, forse meno sui massimi sistemi e più su esempi concreti.

  22. Il duplice rischio ormai non c’è più, perché è già avvenuto: le chiese moderne sono spazi slegati da ogni simbolica che non sia una personale interpretazione del progettista, quando invece il simbolismo dell’edificio sacro deve scaturire da una consapevolezza comunitaria; ed il nostro patrimonio di sapienza è lasciato ai porci, con poche, isolate eccezioni. Lo testimonia il timore stesso che sorannaros prova di fronte ad ogni accenno di esoterismo, perché ormai lo associa solo e soltanto alla cialtroneria.Eppure, il fatto stesso che abbia scelto come nick name un palindromo dimostra che a quel mondo lei stessa è legata e ne sente, profonda, la nostalgia.

  23. Galeotto fu il palindromo e chi lo concepì. Vi racconto, brevemente, l’origine del mio nick, poi vediamo se si può, onestamente, tirare in ballo questa circostanza per adombrare “intrinseche” contraddizioni della sottoscritta.
    Ero, nel novembre scorso, ai miei primi passi nella blog-sfera. Conosco un Tizio molto intelligente e molto inserito in questo impalpabile mondo che mi convince a farmi un profilo splinder. Non avevo la minima idea di quale nick mi sarebbe piaciuto, infatti fino ad allora firmavo i miei interventi col mio nome di battesimo: Rosanna. Vi assicuro che il Tizio in questione ne sa una più del demonio, ed è stato per lui un giochetto da ragazzi sfornarmi il palidromo. La nostra amicizia, però, terminò proprio perchè le nostre vedute si rivelarono terribilmente divergenti…non pensavo che col nick mi avesse lasciato tale incresciosa eredità! Lo cambierò senz’altro.
    Una volta disconosciuto il mio nick, e quindi fugati tutti i ritorni uterini, e tutte le nostalgie simboliche, lasciando da parte le implicazioni psichiche e teoriche del palindromo….ho, per caso, fatto anche delle osservazioni non peregrine?
    Ringrazio il padrone di casa per la sua amabile ospitalità e apprezzo senz’altro il suo invito a non dilungarci eccessivamente sui massimi sistemi.

  24. con questa donna non ci indovino mai. Prima ho pensato che fosse una suora (nessuna offesa né per lei né per le suore); poi ho ritenuto che il nick name palindromico avesse qualche inconscio significato junghiano, invece viene fuori che glielo hanno quasi imposto.A questo punto mi metto zitto e, cara Rosanna, ti faccio tanti auguri per una vita serena ed equilibrata. Se poi ogni tanto lascerai qualche commento caustico sul mio blog non mi farà altro che piacere.

  25. Discussione eccezionalmente ricca.
    Dico una cosa da ignorante. (sono davvero ignorante; perdonate le mie eventuali inesattezze e ingenuità, correggetemi se è il caso).
    Conta molto l’intenzione, in queste cose: siccome si tratta di materia assolutamente rischiosa (rischi ben elencati da Sor Rosanna), è buona l’esigenza esoterica: non per nascondere ad altri – “non eletti” – qualcosa, ma per proteggere coloro che non sono spiritualmente preparati a manipolare queste conoscenze in modo adeguato.
    Ma se si intende l’esoterico in altro modo, ecco che diviene un fatto diabolico.
    Ma Cristo ha rivelato l’Evangelo ai piccoli, rendendo non necessaria questa conoscenza esoterica. Ma nello stesso tempo, quindi, confermando la validità della scelta di proteggere le persone non preparate ai rischi di esposizione di una materia rischiosa, quindi anche di quello che chiamerei “esoterismo buono”.

  26. I commenti precedenti mi fanno ritenere utile contribuire alla discussione anche con questo stralcio, del mio intervento riportato da alex templar, non trasmesso integralmente per brevità il 09.06.08.

    [Come scrivevo nel 2007 a don Fabio il mio esoterismo e la mia “gnosi” non sono un “contenuto” di conoscenze imbalsamate una volta per sempre ma un “metodo”, una Cerca, un Affaticarsi attorno alla Parola! Da questa Cerca nasce anche la mia “cautela” per non creare quella “violenza di posizione” che non siamo in grado di perdonare ai benefattori come diceva Papini. La stessa “cautela” exoterica ha sempre contraddistinto anche la Chiesa gerarchica che si è basata sui tanti inviti di Gesù a non propagandare miracoli, trasfigurazioni ecc. Anche la teorizzazione di linguaggi diversi ha basi evangeliche perché non è importante quello che si dice, ma ciò che viene capito. In Marco (4, 33-34) questo concetto è reso esplicito: …annunciava loro la parola secondo quello che potevano intendere, senza parabole non parlava loro, ma in privato ai suoi discepoli spiegava ogni cosa.
    Sono ben conscio che anche la parola “esoterismo” ha ormai perso la battaglia del linguaggio e anche a questo non è estraneo l’abbandono del latino. In tante frequentazioni templari (con inconfessati gruppi occultisti e/o massonici) viene genericamente considerato “esoterico” ogni insegnamento diverso da quello delle religioni ufficiali. Il tutto poi viene considerato non un “approfondimento secondo i talenti” (secondo l’insegnamento del Cristo), ma il depositum di una Fidei alternativa che dovrebbe sconvolgere il depositum Fidei ufficiale con insegnamenti segreti ed occulti che la logica di potere della Chiesa ha per secoli impedito con bagni di sangue. Personalmente considero ridicola questa impostazione (ancora di grande successo col Codice Da Vinci di Dan Brown), anche perché almeno da più di un secolo e mezzo, con la perdita dello Stato Pontificio, la Chiesa non si può più permettere bagni di sangue! Se ci fossero insegnamenti occulti sconvolgenti non debbono più avere censure di paura! L’unica doverosa censura dovrebbe venire dalla consapevolezza dei danni che si può produrre su fratelli che non possono intendere.
    In una vecchia Lectio del 1997 citavo S. Gregorio Magno con la legge del miracolo e della creazione continua: Se un morto risorge…se moltiplichiamo i pani….siamo stupefatti e sorpresi. Eppure ogni giorno l’uomo che non esisteva, nasce … e il grano seminato si moltiplica nelle spighe. Il miracolo non è all’origine della Fede, ne è piuttosto la conseguenza. Leggo poi in V. Mancuso a pag. 136: Non c’è alcun bisogno di ipotizzare miracoli, è l’essere che è divino. È la divinità dell’essere il lieto annuncio. La salvezza non può essere una smentita della creazione, ma solo una conferma. Pensare altrimenti significa, come già facevano gli gnostici, negare la positività della creazione.]

  27. Cara SorannaroS, ti prego, non cambiare il ‘nick-name’….
    non rivederlo su queste pagine creerebbe a molti un vuoto di profonda nostalgia… sia per il dis-velato ‘palindromo galeotto’ che per le tue ‘osservazioni non peregrine’, che arricchiscono la nostra sofferta ‘Peregrinatio’ Templare.
    Grazie, Alex Templar

  28. Noto anche con piacere che questi interventi, che mi sembrano generalmente apprezzati, abbiano ampliato di non poco il meritevole ‘comment’ iniziale di Luigi Codemo, che ringrazio pur non conoscendolo, contribuendo inoltre a depurare il linguaggio da tanti ambigui preconcetti.
    Alex

  29. FRAMMENTI DI RIFLESSIONI, STIMOLI, DUBBI E CERTEZZE…

    ‘LECTIO DIVINA’ DI DOM BERNARDO DEL 12.06.08
    BASILICA DI SAN MINIATO AL MONTE, FIRENZE

    Caro Dom Bernardo,

    nell’incontro di stasera, giovedì 12 giugno, allietato dal tuo magistrale commento al Vangelo di Luca, alla Buona Novella, , e a proposito della preghiera con il contorno delle citazioni di Origene e Maestro Eckart, mi ha colpito un aspetto che non ritengo assolutamente secondario, e sul quale, praticamente nessuno dei presenti ha posto l’attenzione, presi più dall’aspetto della preghiera come ‘richiesta di grazie, doni o miracoli’, dal non ‘indurci in tentazione’ e dal ‘liberarci dal male’, che dalla preghiera come lode a Dio, Creatore e Signore del cielo e della terra, che ci pone in comunione, in sintonia ‘gratuita’ con lo Spirito… Mi si è risvegliato il ricordo dell’esiliato Padre Giovanni Vannucci, e della sua ‘Preghiera Universale’.
    .

    Rifletto anche come la preghiera evocativa metta in comunicazione con il Divino che, per nostro tramite, ‘trasmuta la materia’, e ci permette di ricevere il miracolo,… ‘Da cielo in terra a miracòl mostrare’. …
    Già, ‘Cielo e Terra’, alto e basso, luce e ombra, bene e male… due dimensioni diverse in terra, che si sublimeranno nel ritorno di noi figlioli prodighi, alla Casa del Padre, alla Gerusalemme Celeste, dove gli’Et-Et’ si fondono nell’unità. Dimensioni diverse ma indivisibili, che necessitano di equilibrio e armonia fra di loro per poterci far vivere decentemente in questa ‘valle di lacrime’.

    Può essere che l’età ‘medioalta’, (‘capelli bianchi’, segno del tempo ma non necessariamente di ‘sapienza’…), di noi presenti induca a sentire, a privilegiare più l’aspetto del ‘bisogno’, della necessità, nei tempi attuali poco spensierati e funestati da una generalizzata insicurezza esistenziale ma che, proprio in ragione di ciò, dovrebbe privilegiarsi la ‘celebrazione’ di una preghiera ‘Alta’… atta a:

    A proposito dell’insicurezza umana, mi colpì l’intervento di un relatore ad un convegno di anni fa, tenutosi qui in Basilica, ricordava che, in occasione di una visita a Monte Athos, parlando con un monaco, alla sua affermazione, ‘beati voi, qui vivete nella ‘sicurezza’, la risposta del monaco fu: ‘non è così, noi qui ‘coltiviamo’ l’insicurezza…’

    Quanto alle tentazioni, e alla violenza che le accompagna, ‘ringraziando Iddio’… ne abbiamo a dismisura… e la nostra ‘resistenza’, che vorremmo consolidata dal tempo, dai ‘capelli bianchi’ e, per alcuni, dalla ‘fortitudo’ templare, viene comunque ripetutamente messa a dura prova, lasciandoci, al contrario di Gesù, non sempre vittoriosi…
    Ma Lui è il Figlio del Dio Padre, e… non c’è altro Dio che Dio.. come ebbe a dire lo Shayk Abd Al Wahid Pallavicini.

    Qualcuno, fuori sul sagrato, sotto un cielo plumbeo, fischietta il motivo del film violento ‘Kill Bill’.. potere delle evocazioni.. non credo alle coincidenze… siamo attoniti… Ma invece è il suono di un telefonino fra di noi… ma l’effetto non cambia…

    Sulla violenza e sulle tentazioni, ricordo un passo assai forte ed emblematico nell’interessante lavoro teatrale rappresentato in mezzo al verde, all’Eremo delle Stinche dei ‘Servi di Maria’ lo scorso 24 giugno 2007, 25° anniversario della fondazione dell’Eremo e dell’esilio di Padre Giovanni:
    “Visioni di Gesù con Afrodite”, di Giuliano Scabia- La collanina – ediz. Ubulibri, del quale allego alcune pagine.
    Nell’opera, dopo l’incontro con la ‘dea’ in riva al mare, il racconto delle violenze subite in gioventù da Maria di Magdala, i metaforici, e pregnanti dialoghi con il diavolo nel deserto, mi ha molto colpito la drammatica frase di Gesù: ‘La violenza che facciamo uscire dagli altri cerca di entrare in noi. Nessuno è immune’…..

    Il “Padre Nostro”, questa divina preghiera, si compone di due dimensioni, due ‘sicurezze’; una esoterica, l’altra essoterica.
    La prima, trascendente: “Padre nostro (Abbà) che sei nei cieli”…. la Laude, la celebrazione nella gratuità… l’Osanna.
    La seconda, naturale: “Dacci oggi il nostro Pane quotidiano”… la domanda.. la richiesta, il bisogno, la necessità…

    ‘Fides et Ratio’ ….

    C’è addirittura un ‘imperativo, non una domanda…’ ‘Dacci!’ ‘Rimetti’! ‘Non ci indurre’! ‘Liberaci’!… Mi viene a mente una frase di San Bernardo: ‘Libertas a necessitate’…
    Ma più che altro il Salmo 113 b: ‘Non nobis Domine, non nobis, sed nomine Tuo da Gloriam.’, motto e ‘dichiarazione d’intenti’ dei Templari, scopo e motivazione della loro scelta, in vita e in morte.

    Prima si loda Dio, poi si chiede…

    È ovvio che, e ne rendiamo grazie al Signore, le due dimensioni si devono compenetrare e compensare vicendevolmente per i motivi umani e sovrumani sopra detti. Necessitano di una comprensione ‘globale’, onde non cadere, con la prima, in un eccesso ascetico-contemplativo, fuori del mondo e della realtà terrena quotidiana (per noi ‘semplici’); con la seconda, per non cadere nell’opposto di un materialismo ‘umano-troppo umano’.
    Non posso non pensare all’ambiente palestinese di quei tempi dove il bisogno era certamente forte, ma più che altro penso al carattere mediorientale uso a ‘mendicare’; “ gentile signore… brava persona… tu che sei buono… ti prego… dammi una moneta…” anche oggi è così.
    Il ‘lamento’ ebraico, la persecuzione, perdurata e perdurante, fino ai giorni nostri, ha certo dei motivi ancestrali, ribaditi più che abbondantemente dalla Bibbia, che hanno influenzato, e ancor oggi influenzano, sia la cultura laica che religiosa.
    Nella Cabala è un’altra storia.
    In estremo oriente, come nei nostri monasteri, viene privilegiato il silenzio, il suono, la meditazione, la contemplazione di una dimensione ultraterrena.
    Ma nei Vangeli, addirittura, un altro mondo…

    Così anche per Maria, nostra Signora, “..Figlia di Tuo figlio”.. “… e qual vuol grazia e a Te non ricorre, sua disïanza vuol volar senz’ale.”
    Ma San Bernardo, nella preghiera, aggiunge; “…la Tua benignità non pur soccorre a chi domanda, ma molte fiate al domandar precorre..”
    Ecco!, la Grazia arriva anche non richiesta, è ‘gratis’ basta aver fede.. e spero proprio che sia così…

    ‘E mi sovvien’ un tal ‘Francesco’, .. al sofferente punto di incrocio, di svolta, ‘fra la natura del tempo ed il tempo della natura’… dimensioni diverse ma complementari.

    “Ricorda, quando al bivio, che ogni scelta umana sarà comunque un doloroso errore”, da R.Steiner.

    “Laudato si mio Signore..” per i tuoi doni.. ancor più per quelli non richiesti..

    “Io sono la Via, la Verita’, la Vita”. In Cristo non c’è lamento, non c’è tristezza, ma Fede e Speranza. La carità ne è complementare e naturale, sgorga spontanea, direi.

    Estratto dal mio “Solstizio 2000-Peregrinatio ad Lucem”
    <>

    E……

    Che altro posso dire…

    Dalla prefazione e introduzione a: “ La trasmutazione dell’uomo in Cristo nella mistica, nella cabala, nell’alchimia. “, di Manuel Insolera, ed. Arkeios:
    <>

    Senza la Verità siamo solo degli animali che ‘fanno le feste’ e chiedono cibo, sicurezza e ‘coccole’…

    “Se non diverrete simili a fanciulli”.. per cui… “La vera conoscenza è dimenticare tutto.” (Tao) …

    Grazie per gli stimoli e… non solo…, Alessandro, Frater Templi.

    Allegato 1: Estratto da: ‘IL PADRE NOSTRO’ – Una considerazione esoterica.’di Rudolph Steiner.

    Da: ‘Compendio del catechismo della chiesa cattolica’ Ben. XVI°

    Allegato 2: Alcune pagine da ‘Visioni di Gesù con Afrodite’, Eremo delle Stinche, 24.07.2007

    PAG 15-16-17
    TEMPO PRIMO
    Mare Paese e bosco

    Mare. Gesù e Afrodite
    Gesù, in tunica bianca, davanti al mare, pensoso. Dall’ acqua sorge, nuda, una donna.

    GESÙ Chi sei?
    LA DONNA E tu?
    Dopo un momento.
    GESÙ Uno di Nazareth.
    LA DONNA Sei molto bello. Nei tuoi occhi si vede il mare. GESÙ I miei seguaci dicono che sono il Messia.
    La donna ride. Viene verso Gesù sulla sabbia – lascia le onde. Ride, ma non ironica, non aggressiva.
    LA DONNA Il Messia. Il Messia. Messia di che cosa? GESÙ Mandato dal Padre che sta nei cieli.
    LA DONNA Il Padre? Zeus?
    GESÙ Javhè. Dio. L’onnipotente. È lui che mi ha ordinato di morire. Per salvare gli uomini.
    La donna è molto vicina a Gesù.
    GESÙ Fermati.
    LA DONNA Sei sicuro di voler morire?
    GESÙ Hai odore di alga, di frutto di mare, di pesce e di sale.
    LA DONNA Hai già deciso di morire?
    GESÙ Deciso … non ho deciso. Non ho deciso io.
    LA DONNA Sei tu che hai accettato di essere quello che dicono che tu sia.
    GESÙ Sei una visione, un sogno. Non esisti.
    LA DONNA Il tuo corpo manda un cattivo odore. Di non lavato.
    Di stanchezza. Bagnati nell’ acqua del mare.
    GESÙ Da qualche tempo, a volte, sono stanco.
    LA DONNA Hai paura di me. Lo sento. Non sei mai stato con una donna. Non hai mai amato, veramente, una donna.
    GESÙ È per amore che morirò. Cosi è deciso.
    LA DONNA Che amore sarà, se ti è imposto?
    Gesù osserva in silenzio la bellssima donna.
    GESÙ Sei un sogno. Chi sei?
    LA DONNA Devi avere una madre molto triste, molto solitaria.
    GESÙ Mi ama infinitamente.
    LA DONNA Troppo. Sei ancora suo prigioniero.
    GESÙ (facendo un segno nell’aria) Va’ via, Satana!
    LA DONNA (ridendo) Che significa?
    GESÙ (stupito) Non sei un demone? Non ti spaventano i miei sogni?
    LADONNA Tu nonconosci l’amore, il bambino che all’improvviso ..
    GESÙ Vattene, va via, te ne prego
    LA DONNA Calmati. Cosa ti agita? Tremi.
    GESÙ Vedo il destino del mondo sopra le mie spalle. Non distogliermi. É segnato. È un incubo.
    LA DONNA Sei certo di essere tu il figlio di Dio?
    GESÚ A volte sì a volte nò. Chi sei?
    LA DONNA Hai tanta paura del mio corpo?
    GESÚ Sì
    LA DONNA E del tuo?
    GESÙ Non lo so. Lo curo poco. Ben presto lo lascerò.
    LA DONNA Non lasciarlo troppo presto. Devi ancora imparare ad amarlo. Mostrati. Ti insegnerò ad amarti.
    Gesù appare incerto, in parte affascinato. La donna gli si avvici¬na e gli slaccia la tunica. Gesù resta nudo, turbato.
    LA DONNA Se vuoi salvare il mondo è 1’amore, il caldo amore che devi conoscere. Durante 1’amore tutti gli elementi si accostano, e gli uni con gli altri si desiderano, e correndo gli uni attraverso gli altri diventano corpi di ogni genere. O Gesù, caro, non salverai neanche te stesso se non conoscerai 1’amore, il caldo amore. Credi, veramente, che un uomo, anche se si crede figlio di Dio, possa salvare il mondo?
    La donna prende le mani di Gesù, lo accarezza sui capelli e sugli occhi. Gesù è immobile, rigido. Mentre la donna (la dea) sta per baciarlo, e Gesù (forse) per accarezzarle la fronte, si ode un tuono. Gesù raccoglie la tunica e fugge: ma poi si ferma e si volge a guardare la donna che gli apre le braccia – Gesù riprende a fuggire.
    LA DONNA (parlando da sola) Hai avuto paura della voce del Padre?
    La donna (la dea) si incammina verso le dune, sorridendo.
    PAG 18-20
    NEL PAESE DI MAGDALA, SULLA RIVA DEL LAGO DI GENAZARETH
    Entra Gesù con alcuni compagni.
    UN SEGUACE (GIOVANNI) Come ci accoglieranno in questo paese? UN ALTRO SEGUACE (SIMONE) Siamo quasi tutti pescatori. Abbiamo lasciato le reti per seguirti. A volte ho nostalgia della pesca. Quando vengono su i cavédani, le trote, le anguille – è come una rissa – è bello prenderli – e venderli – o mangiarseli, i pesci. È un bel mestiere. Perché oggi non andiamo a pescare?
    GESÙ Sì, oggi andiamo a pescare. Ma ricorda, Simone, e anche tu, Giovanni, che vi ho fatti pescatori di anime.
    Si ode urlare una donna.
    GESÙ (calmo) Corriamo.
    Dalla casa degli urli esce un giovane correndo. Gesù lo ferma.
    GESÙ Chi sta male?
    IL GIOVANE (LAZZARO) È Maria. Il Diavolo la possiede. È mia sorella.
    GESÙ (ai suoi compagni, calmamente) Portatela qui. Portatela.
    Gesù ora appare inquieto. Si passa le mani sul volto. Escono dal¬la casa Giovanni e Simone (e altri compagni) portando la donna) che rantola. Per ultima esce Marta) sorella di Maria e di Lazzaro.
    GESÙ Nessuno dei suoi amanti è venuto a vederla? MARTA È restata sola. Solo io l’ho assistita.
    GESÙ Quanti anni ha?
    MARTA Venticinque. È bellissima quando il Demonio non la sfigura.
    Gesù si pone davanti a Maria sostenuta e stretta da Giovanni Simone e gli altri.
    GESÙ Mettetela per terra.
    Gesù si china su Maria e comincia ad accarezzarle il volto – è lo stesso volto così sembra a Gesù della donna sorta dal mare.
    GESÙ (con voce potente e dolce) Uscite – fantasmi – trovatevi altri corpi. So che è impossibile scacciarvi dalle nostre menti anche voi siete creature di Dio – ma ora vi ordino: uscite dal corpo di Maria, tutti e sette, quelli che la state deformando!
    Maria urla e si agita, poi a poco a poco si acquieta, apre gli occhi.
    MARIA DI MAGDALA (MADDALENA) Chi sei?
    GESÙ Jesus – il figlio di Maria.
    MARIA DI MAGDALA Mi hai guarita.
    GESÙ Sì.
    MARIA DI MAGDALA Io ti seguirò ovunque tu vada, fino alla morte.
    GESÙ Sei salva.
    MARIA DI MAGDALA Nei tuoi occhi, svegliandomi, ho creduto di vedere il mare.
    GESÙ Tu vendevi il tuo corpo?
    MARIA DI MAGDALA Sì.
    GESÙ D’ora in avanti non lo farai più. Hai rischiato di morire.
    MARIA DI MAGDALA Come hai detto di chiamarti?
    GESÙ Jesus – Gesù.
    MARIA DI MAGDALA È vero ciò che si dice, che sei il figlio di Dio?
    Gesù si alza e parla rivolto a se stesso.
    GESÙ Sembra la donna che ho sognato sulla riva del mare.
    GIOVANNI Hai parlato con me, Gesù?
    GESÙ Andiamo. Sarai la prima a vedere … sì … a vedere la resurrezione.
    MARIA DI MAGDALA La resurrezione di chi?
    GESÙ Di … di tutti … tutti.
    Gesù si incammina e il gruppo lo segue – anche Maria va con loro.
    PAG 24-25
    LA GROTTA
    Riverbero di fiaccole. Rumori e grida.
    GIOVANNI Sono le guardie. Stanno cercando qualche ladrone.
    C’è pericolo anche per noi. Via, ci si trova a Magdala.
    Maria corre a prendere Gesù. Fuggono insieme nel bosco, tenendosi per mano.
    GESÙ È la vostra foresta. La conosci bene.
    MARIA DI MAGDALA Sì. Ci sono delle grotte. Ci nascondiamo là.
    Giungono davanti a una spaccatura nella roccia.
    GESÙ Giocavate qui?
    MARIA DI MAGDALA Entriamo. È la grotta più profonda.
    Ora sono nel buio della grotta.
    MARIA DI MAGDALA La prima volta che fui presa dai pastori e co¬stretta a stare con loro mi portarono qui – per molti giorni. Avevo sedici anni. Sono venuti in diversi, più volte. Mi piaceva sentire i corpi violenti, rigidi, che si addolcivano contro il mio. Ho preso la loro violenza per calmarla. Erano violenti anche perché avevano paura. Mì lasciavano nel corpo i loro diavoli.
    GESÙ La violenza che facciamo uscire dagli altri cerca di entrare in noi. Nessuno e immune.
    MARIA DI MAGDALA Neanche tu?
    Gesù tace – ci sono il buio, il silenzio e i respiri.
    GESÙ Non lo so.
    Maria gli si avvicina, gli prende le mani.
    Gesù, se il buio permettesse di vedere, apparirebbe turbato. Maria gli accarezza i capelli; sorride.
    Si guardano per qualche istante.
    Maria si avvicina ancora.
    Di colpo Gesù corre fuori dalla grotta.
    MARIA DI MAGDALA Attento alle guardie. Come dev’essere difficile, per il figlio di Dio, essere completamente uomo.
    PAG 25 E 28
    A MAGDALA
    ………………….Marta si allontana, forse correndo, e torna con Maria, sua sorella.
    ………..
    MARIA DI MAGDALA Se fossi stato qui, Signore, mio fratello non sarebbe morto.
    Maria piange.
    GESÙ Dov’è sepolto?
    Maria e Marta portano Gesù davanti alla tomba di Lazzaro. Anche Gesù piange.
    GESÙ Togliete la pietra.
    MARTA Signore – ormai puzza. È là da quattro giorni.
    GESÙ Non ti ho detto che, se credi, vedrai la gloria di Dio?
    Viene levata la pietra.
    GESÙ (fra sé) Padre – ti ringrazio. So che mi esaudisci e fai ciò che ti chiedo – sempre. Ho parlato per farmi sentire dal popolo ¬perché creda che mi hai mandato tu. E per metterti alla prova – adesso che è vicino il momento della mia morte. (Più forte) Lazzaro – vieni fuori.
    Lazzaro, fasciato, esce dalla grotta.
    GESÙ Scioglietelo e lasciatelo andare.
    Maria e Marta abbracciano Lazzaro – e poi tutti abbracciano Gesù.
    L’ATTORE CHE IMPERSONA GESÙ L’intermezzo è finito. Gesù ha voluto mettersi alla prova nel duello con la morte. Perché presto viene il momento della morte per il suo corpo. Ma non tutti hanno creduto alla resurrezione di Lazzaro. Alcuni giudei sono corsi dai capi a dire che era una messa in scena che Lazzaro era solo addormentato, o nascosto – e che Gesù era un imbroglione – e che avrebbe attirato l’ira dei Romani, facendosi seguire dalle moltitudini, per paura di tumulti e ribellioni.
    PAG 29
    TEMPO SECONDO
    MONTAGNA
    Discorso della montagna e del mare
    Gesù parla a una folla che non si ved. Discepoli suoi intorno, attenti. C’è anche Maria di Magdala; e, forse, Marta e Lazzaro.
    SIMONE Ecco la folla che ci segue da giorni e giorni. Li hai guariti, illuminati. Hai mostrato il futuro. Vogliono ascoltarti, ancora.
    GESÙ E voi, avete voglia di ascoltare? Siete stanchi.
    GIOVANNI Amiamo soprattutto ascoltarti. Perché le tue parole danno sicurezza.
    GESÙ Parlare, parlare. È nella quiete – nel silenzio – che Dio visita i suoi cari.
    GIOVANNI Ma è parlando, nominando, che ha creato il mondo.
    GESÙ Sì – Nominando. Ma non basta nominare. Tante parole so¬no dette – e non dicono niente. Nominare non basta. In molte parole c’è il contrario di quello che dicono. Molti dicono parole false – cose false -li conoscete.
    GIOVANNI Molti dicono che anche tu sei un falso profeta.
    GESÙ Tutto è nelle parole. Nelle parole c’è tutto – in apparenza. Si può immaginare tutto – con le parole. Sì – tutto quello che dico esiste, esiste (si vede che dubita) – anche se non esiste. La certezza che ho – di essere il figlio di Dio – in questo pomeriggio è incerta. Questo – oggi – è il discorso della montagna… e del mare. ………
    …………..GIOVANNI Oggi parli in modo strano-diverso. ……………….
    …………………………….
    PAG 32
    GIOVANNI Mi sento strano – ho voglia di correre, ballare.
    Mi sembra di vedere, per la prima volta, l’uomo futuro.
    MARIA DI MAGDALA Vuoi bere?
    GESÙ O Maria. Ombra. La mia ombra – o la tua.
    MARIA DI MAGDALA Che ombra? Non capisco.
    GESÙ Posso avere la tua acqua?
    Viene la sera.
    Gesù resta solo sul monte – nel deserto.
    PAG 33-34
    QUARTA TENTAZIONE
    È venuta la notte. Sopra il monte Gesù e un’ombra
    OMBRA Eccomi – per la quarta volta.
    I miei tre doni li hai rifiutati. Sei tu che non hai voluto.
    GESÙ Ora va’ via.
    Hai visto che non puoi vincere.
    OMBRA lo sono te, dentro di te. Ciò che vedi sei tu.
    GESÙ Lo so. Tu sei quello che non voglio vedere!! Per questo riesci a tentarmi.
    Ho voluto vederti tutto e perciò ti ho atteso nel deserto. Per conoscerti.
    OMBRA Per conoscere te.
    Sei tu che ti sei offerto il pane divino, il potere sacerdotale e il dominio del mondo.
    Hai avuto la forza di rifiutare.
    Ma non puoi eliminare la mia presenza – il desiderio che sale dal tuo corpo.
    GESÙ Ora va’ via – sono stanco.
    Ho vinto. Voglio dormire. Mi piacerebbe dormire sulla riva del mare, alla brezza.
    L’Ombra si allontana e Gesù si addormenta. Poco dopo si sveglia, o crede di svegliarsi e sogna. È sulla riva del mare. La donna sta uscendo dall’acqua.
    GESÙ Chi mi ha portato qui?
    LA DONNA Un tuo desiderio.
    GESÙ Il desiderio del mare. Sei tornata.
    LA DONNA Non avere paura. Abbandònati. L’abbandono è amore …
    GESÙ Dio è l’amore.
    LA DONNA Gli dei sono anche odio, punizione, collera, distruzione, abbattimento, imbroglio …
    GESÙ Tu parli degli dei, io di Dio.
    LA DONNA Anche il tuo Dio è uno degli dei.
    GESÙ No. Lui solo è l’unico, l’onnipotente, il vero Dio.
    E ha un figlio che è solo amore. Che morirà per amore.
    Un Dio giovane, nuovo per sempre.
    LADONNA Tu.
    GESÙ Sì… forse …
    LA DONNA Forse …
    GESÙ Anche Dio, forse, a volte non può amare.
    LA DONNA (sorridendo) Io so soltanto amare … soltanto amare …
    GESÙ Sto sognando … siamo in un sogno …
    LA DONNA No. È il tuo desiderio più interno …
    GESÙ Cosa c’è nel fondo del desiderio più interno?
    LA DONNA Lo imparerai. Amo la tua paura e i tuoi dubbi. Ti amo.
    GESÙ Sì…
    LA DONNA Vieni…
    GESÙ Chi sei. Veramente, chi sei?
    LA DONNA E tu?
    GESÙ Sei un fantasma, va indietro, un sogno …
    LA DONNA Accetta il tuo corpo – abbracciami…
    La donna tenta di stringere a sé Gesù, che sussulta e poi grida.
    GESÙ Va’ indietro. Va’ via, via.
    LA DONNA Sei molto forte, Iesus.
    Ma sei costretto a portarmi con te. Io sono l’amore del corpo di Dio.
    GESÙ Sì. No. Va’ via. Va’ indietro – sparisci.
    LA DONNA Sei troppo inquieto. Tu mi neghi perché hai scelto di farti assassinare.
    Gesù grida forte – e si sveglia – completamente solo nel deserto.
    ………………………………..

  30. E’ SALTATO L’ALLEGATO 1:

    Allegato 1: Estratto da: ‘IL PADRE NOSTRO’ – Una considerazione esoterica.’di Rudolph Steiner.

    Da: ‘Compendio del catechismo della chiesa cattolica’ Ben. XVI°
    IL PADRE NOSTRO – LE SETTE DOMANDE
    587. Come è composta la preghiera del Signore?
    2803-2806-2857
    Essa contiene sette domande a Dio Padre. Le prime tre, più teologali, ci portano verso di lui, per la sua gloria: è proprio dell’amore pensare innanzitutto a colui che si ama. Esse suggeriscono che cosa dobbiamo in particolare domandargli: la santificazione del suo Nome, l’avvento del suo Regno, la realizzazione della sua volontà. Le ultime quattro presentano al Padre di misericordia le nostre miserie e le nostre attese. Gli chiedono di nutrirci, di perdonarci, di sostenerci nelle tentazioni e di liberarci dal Maligno.

  31. 15 giugno
    Il segreto di San Miniato « del visibile

    RIPROVO A REINSERIRE PARTI MANCANTI:

    riprovo a inserire parti mancanti non copiate

    DOPO ‘ IO SONO LA VIA, LA VERITA’ LA VITA…

    ESTRATTO DAL MIO ‘SOLSTIZIO 2000’…..

    <>

    DOPO ‘DALLA PREFAZIONE E INTRODUZIONE A “LA TRASMUTAZIONE…

    <>

    ALLEGATO 1) ESTRATTO DA ‘IL PADRE NOSTRO’ UNA CONSIDERAZIONE ESOTERICA’ R. STEINER

  32. Interessante la discussione tra Sorannaros, LC e Manetti (mentre le interminabili divagazioni degli interventi ‘eterodossi’ si commentano da sole…).
    Per quel poco che vale la mia esperienza personale, non sarei mai ritornato ‘al Padre’ (dopo le mie stravaganti peregrinazioni) fosse solo per lo scarso appeal della Chiesa post-conciliare.
    Ci sono ritornato invece proprio attraverso Guenon, che me ne ha fatto scoprire dimensioni ‘altre’, e mi ha spinto a leggere con attenzione i Vangeli.
    Lì ho deciso di sperimentare il ‘chiedete e vi sarà dato, bussate e vi sarà aperto’ ed, attraverso la preghiera, proprio nell’Abbazia di San Miniato, la richiesta è stata esaudita. Niente è più stato lo stesso.

    Sono daccordo con la necessaria prudenza, ma credo anche che, fino ad un certo punto, e nell’ortodossia, i simboli, le proporzioni, siano ‘memoria di Dio’, e che sia un ‘peccato’ ritenerli, definitivamente, ‘lettera morta’.

  33. Da molte ‘campane’, proprio il Guenon è ritenuto ‘eterodosso’… e proprio delle sue interminabili divagazioni sono pieni gli scaffali delle librerie.. a me bastò il suo piccolo saggio ‘Il Re del mondo’…
    ma non comprendo la sua scelta dell’Islam… forse c’era bisogno di Maometto a ricordare ‘La Parola’, già detta e ridetta?…
    Ma per chi ha ‘orecchi per intendere e occhi per vedere’, al momento giusto l’orizzonte si spalanca da solo, la Grazia è gratis e non servono molte parole nè ‘richieste’ (Vang. di Matteo), in particolare per chi ha molto ‘peregrinato’, ‘visto’ e ‘sentito’, da oriente a occidente…
    ‘…alza un sasso, rompi un legno, e lì Lo troverai…’ (Vang. di Tommaso).

  34. Guenòn era un uomo, e come tale fallibile. La scelta dell’Islam si comprende alla luce della evidente scarsa ‘apertura di Cuore’ del personaggio. Un grand’uomo, comunque, ma peccava d’orgoglio.

  35. Oltre a ‘Il re del mondo’ (Rex-Sacerdos secundum Melchisedek) ritengo pregnante, come già segnalato a Manetti, il suo ‘L’esoterismo cristiano e San Bernardo’.
    .. certo un grande pensatore… con tutti i difetti dei grandi..
    piuttosto ‘Guelfo’ rispetto al ‘Ghibellino’ Evola…

  36. Sono qui solamente per “intercessione” di Santa Rosanna, Protettrice dei Poveri di Spirito e Novella Giovanna D’ Arco nella Guerra Santa contro gli Esoterismi Diabolici Vecchi e Nuovi. Rosanna mi ha invitato a leggere questo ameno scambio d’opinioni..

    Manetti, la tua confusione nei confronti di Santa Rosanna e’ ben comprensibile: quello che lei SA (nota la lettera capitale) , lo sa
    davvero, e di sti tempi demonici dove tutti sanno (nota il minuscolo) e quasi nessuno COMPRENDE, non e’ poco, credimi.

    Quello che Santa Rosanna ha detto sul “cibo” e’ esatto e rigoroso. Ve lo dice uno che, a differenza di lei (abbiamo mosso i primi passi assieme, tanti secoli fa), non ha lasciato la Scienza Ermetica (l’espressione esoterismo mi fa orrore), ma al contrario (dopo il doveroso spoglio del pattume) , e’ passato dalle vane chiacchere, dai voli pindarici dei riferimenti incrociati, dai cavilli metafisici e teologici (caro Templar, metti i Guenon sugli scaffali e passa oltre) alla PRATICA.

    Si, la conoscenza e’ cibo (e qualche volta veleno).

    La Conoscenza e’ il Pane degli Angeli. E’ la Parola che esce dalla Bocca dell’Eterno.

    Nessuno deve mangiarne se non puo’ digerirla, si rischia l’ indigestione o peggio. Ed e’ pure giusto che ci sia una educazione al gusto, una selezione opportuna dei sapori, per il neofita. Un tempo la Chiesa faceva proprio questo, e, in certa misura, forse continua a farlo (poco e male, secondo il mio modesto giudizio. Non e’ un caso che, quando si passa a pratiche spirituali, molti cattolici, inclusi preti, volgano gli occhi allo Zen e allo Yoga, invece di guardare sotto casa).

    Pero’ il punto e’ un altro: siamo in un epoca nefasta in cui TUTTA la conoscenza e’ disponibile, senza gli strumenti necessari alla COMPRENSIONE. A chi ha orecchi per intendere, il gioco e’ chiaro:

    l’antico signore della conoscenza vuota, della conoscenza senza essere, dico l’Accusatore, ha temporaneamente, sbancato (lui, e non altri, e’ l’inventore della scissione tra conoscenza ed essere, tra visone e pratica).

    E allora? allora io credo che, per chi non ha tempo da perdere, e per chi non ama il sapere vuoto e l’ effimero bavardage, ci siano due strade aperte: quella minimalista di Santa Rosanna (e la consiglierei quasi a tutti e tutte), o la mia (la consiglierei a ben pochi): quella di uno che, dopo aver assorbito tutto o quasi il sapere disponibile, e’ andato oltre, ha aperto la porta del laboratorio, e, con molte cadute, molte esitazioni, molta paura, molti errori, ma anche senza indugi, e qualche preghiera e lacrime, si e’ messo a lavorare….

  37. VIVIT-NON-VIVIT

    Caro Antony Mistero,
    alla fin fine non hai tutti i torti… ma…
    Il vero MISTERO è: “Io sono la Via, la Verita’, la Vita”… “chi crede in me, sebbene sia morto vivrà…” Questo è il Top dell’ermetismo…
    ‘Le vie del Signore sono infinite’… e TUTTE conducono alla stessa Unica Meta, anche se zigzaganti, ripide, a volte apparentemente piane o in discesa…

    I miei scaffali sono strapieni di libri, non solo di Gueon e, per fortuna, non ho avuto la ‘grazia’ di leggerli tutti, spesso mi bastano i soli titoli.
    Ogni tanto qualcuno ‘torna a galla’ e mi rinfresco, nel bene e nel male…

    Quanto a ‘lavorare’, non ho avuto la ‘fortuna’ di iniziare ‘dopo aver assorbito tutto o quasi il sapere disponibile’ ma, benchè discendente di antiche genealogie, ho iniziato a 15 anni, ormai 50 anni fa, per puro bisogno postbellico, e le mie peregrinazioni da occidente a oriente e di nuovo a occidente alla ‘Casa del Padre’ , per ‘assoluto’ e vitale bisogno, hanno assorbito il tempo libero, pur non privandomi dei giusti e salutari diletti, regalandomi gioie e dolori, illuminazioni e frustrazioni, ‘cadute, esitazioni, errori’ ma… nessuna paura… lasciandomi intatto nella fede in quell'”Amor che move ‘l sole e l’altre stelle”, grazie all’unico Dio, al Suo Figlio ‘Predilectus’ e a Nostra Madre Celeste, anche se… “A ciascun giorno è data la sua pena”.
    “Esse est percipi” perciò “Ut cognovi recepit” (forse il mio latino non est ottimo…) ma ‘tiremm innanz’ sperando nel ‘non vivit’, la Vera Vita, chè del ‘vivit’, fra gioie e dolori, comincio ad averne abbastanza…
    ‘Old soldiers never die… they only fade away’..
    E’ ovvio che non sono un amante del ‘minimalismo’…
    Alex templar
    nuovo blog appena iniziato: http://vivitnonvivit.spaces.live.com

  38. Caro Templar,

    non saro’ certo io a ricordarti che il termine pressoche’ universale per la “pratica ermetica” e’ Grande Opera, Magnus Opus.

    L’enfasi e’ sul LAVORO, sul GRANDE FARE.

    Non siamo, credo, solo marionette, e nemmeno marionette oranti, ma lavoratori nella vigna del Signore, chiamati a continuarne la creazione (perche’ la creazione, lungi dall’essere conclusa, e’ un work in progress, un miracolo ch avviene ORA). Se lavoriamo, siamo fratelli di Colui che molti citano, ma pochi conoscono.

    Lavorare e’ la chiave che apre la Porta.

    La difficolta’, se ne esiste una, e’ di comprendere cosa significhi LAVORARE. Tutti (o quasi) lavorano nel mondo, come bestie da soma, con i volti grigi, sognando magari vancanze e riposo, ma LAVORARE e’ altra cosa.

    Il lavoro vero ti riappropria del tuo tempo, quello finto lo sperpera.

    Bisogna imparare a lavorare davvero, con tutto il proprio essere. Corpo, Anima e Spirito: ORA ET LABORA, nella massima immortale del Santo.
    Perche’ (e qui chiudo) il lavoro vero e la preghiera vera sono due facce di una stessa medaglia.

    Amen

    Anthony Mistero

    PS Visto che sono 50 anni che studi, domandati: quanto ho LAVORATO? Forse tanto, te lo auguro di cuore (io, confesso, molto poco). Quello, e solo quello, e’ il metro che ti e ci misura nel Mondo Reale.

  39. Caro Antony,
    pur essendo come già detto ‘assai’ d’accordo anche su queste ultime puntualizzazioni, voglio chiarire che non ‘sono 50 anni che studio’ ma che ‘cerco’, mi pare assai diverso… anche se ritengo che la ‘Cerca’ sia un ‘Lavoro’ non indifferente e… assai stressante… i cui ‘traguardi’ non mi è ‘lecitamente consentito’ definire, circoscrivere, nè ipotizzare…
    anche se non mi impediscono di continuare nel ‘Camino’….
    Credo sia importante cercare a prescindere da cosa si può trovare o non trovare…
    Penso che ‘La tradizione ermetica’ insegni proprio questo…
    Al di là di tutto, avendo frequentato assiduamente, fisicamente e spiritualmente, ambienti monastici, esoterici, e non solo, non posso far a meno di ricordare “memento qui pulvis esse et in pulvis reverteris”… e in questa ‘pulvis’, purtroppo, tutte le nostre ‘umane-troppo umane’ aspirazioni si dissolvono come ceneri al vento.. ‘..che soffia sempre … ma non si sa da dove viene nè dove va’…
    … insisto… “vivitnonvivit”….
    Grazie, Alex Templar…
    “In umbra Sua me protexit”…

  40. mi ero riproposto di non scrivere più nulla e l’avevo anche detto a Luigi. Ma Anthony ha fatto una puntualizzazione che fino ad ora nessuno aveva fatto e che è a mio parere importantissima. La creazione, interpreto quanto ha scritto, non è un fatto avvenuto, è un atto perenne, un “work in progress”.
    Più che un “work in progress”, io preferirei parlare di un atto che, fuori del tempo e dello spazio, quindi eterno, determina continuamente il tempo e lo spazio. Così Aristotele poteva parlare di Intelletto Agente. La nostra vita può sapienzialmente divenire opera a partecipare all’atto eterno, perché il nostro spirito è parte attiva della sapienza di Dio. Il nostro spirito è eterno e la sua Opera non avviene, è al di là dello spazio tempo e lo circoscrive.
    Grazie, Anthony misterioso e grazie Alex, amico templare

  41. Caro Manetti grazie del commento.

    Le mie osservazioni sul Lavoro e sulla Creazione “as a work in progress” si riferivano a noi, poveri mortali, abitatori del tempo e dello spazio.

    Ad ogni modo c’e’ una connessione fondamentale tra cio’ che dici e quanto di sopra, tra il punto di vista “eterno” e quello, se mi si concede” ‘storico”.

    Quella connessione e’ l’ORA.

    Non il momento fuggente, che e’ un’altra rappresentazione, ma proprio l’ora, un buco nella maglia del tempo-spazio, una Porta Regale nell’illimitato.

    Si puo’ LAVORARE soltanto quando ci si insedia saldamente nell’Ora, quando si opera nel tempo-spazio ma non si e’ del tempo-spazio.

    Quando quello spirito di cui parli, che partecipa ed E’ parte del Divino, si incarna nella fisicita’ del Grande Fare. Il corpo deve stare dove sta, nel tempo-spazio, nella materia, nella finitudine, lo spirito in cielo, ed il cuore a mezza via. L’uomo non e’ soltanto spirito, e neppure soltanto materia. L’uomo sta a mezza via, e attraverso l’uomo due correnti salgono e scendono:

    la prima, la Preghiera , sale sino al Cielo. La seconda, il Lavoro, scende dal cielo in terra.

    Stare a mezza via, con i piedi piantati ma con la vista sgombra, e soprattutto con un cuore aperto, e’ tutto.
    Saluti
    Anthony

  42. grazie della bellissima immagine. Appena possibile Ti manderò una foto del pulpito della basilica di San Miniato al Monte di Firenze che è perfetta espressione simbolica del tuo commento.

    N.B. Per ora il nio blog è fermo, bloccato in seguito a un’intrusione malevola. Possibile che quanto scrivo dia tanta noia a qualcuno? A me non sembrava.

  43. Mandala quando puoi. Grazie anticipato. Che esistano espressioni simboliche di quanto sopra non mi sorprende. L’architettura sacra e’ , come puntualizzato da Aor/Schwaller, Antropocentrica.

    L’ Uomo ne e’ metro esatto.

    E la funzione dell’ Uomo e’ precisamente quella, di essere a mezzo, di essere Il Mezzo, dentro e fuori il Creato.

    Per essere ancora piu’ precisi, si potrebbe dire che tutta la struttura fisico-organico-psichico-pneumatica dell’uomo e’ “disegnata”, per cosi’ dire, per ottemperare i due grandi compiti, e circolare le due grandi correnti dell’ ORARE e del LABORARE. Una macchina grandiosa che “spiritualizza” la materia e “materializza” lo spirito.

    Ma ora ho detto anche troppo (la mia bocca non conosce ancora il freno).
    Dopotutto, il mio messaggio originario era in sostegno di Santa Rosanna.
    Con quelli che, come te e il nostro amico templare, mal si adattano alla via lunga ma sicura di Santa Rosanna, ci saranno altre occasioni di parlare, se Dio Lo Vuole.

  44. mi dispiace, non ho molta dimestichezza con l’informatica e non riesco a copiare l’immagine (che ho in un file di word) su questo commento. Se mi dai qualche indicazione tecnica ci riprovo. Se no, se lo ritieni, un indirizzo e mail.
    Non hai detto troppo, hai detto le cose giuste e che con lucida chiarezza. Chi ha orecchi per intenderle le intenderà bene, chi non ce li ha un po’ meno. Ma questo è nell’ordine delle cose. Da quanto scrivi, ritengo che percorriamo la stessa strada, forse su percorsi paralleli, probabilmente giunti da itinerari diversi…ma nello spirito anche le parallele possono incontrarsi.

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