Tento qui una chiosa al bel post del Walt che oggi ricorda una poesia di Eliot: The Journey of the Magi. Copio qui una parte della poesia:
…Considerate
questo: ci trascinammo per tutta quella strada
per una Nascita o per una Morte? Vi fu una Nascita, certo,
ne avemmo prova e non avemmo dubbio. Avevo visto nascita e morte,
ma le avevo pensate differenti; per noi questa Nascita fu
come un’aspra ed amara sofferenza, la nostra morte.
Tornammo ai nostri luoghi, ai nostri regni,
ma ormai non più tranquilli, nelle antiche leggi,
fra un popolo straniero ch’è rimasto aggrappato ai propri idoli…
Il viaggio dei Magi quindi come un viaggio di conversione. Come un morire a se stessi per rinascere a vita nuova.
Ma per credere, per convertirsi, per rimanere inquieti e ritrovarsi stranieri a casa propria non bastò, come dice Eliot, la prova della nascita, un bambino in braccio alla madre. Quei Magi dovettero vedere altro, segni ben più gravidi, e che non si aspettavano. Videro il Re dei re nudo. Videro la mangiatoia trasformarsi in sepolcro. Videro l’Eterno indiviso, l’inizio e la fine. Videro il sepolcro vuoto e il mistero della Pasqua.
