Si diceva che il serpente si camuffa, assume una falsa identità per ingannare Eva: è la strategia propria di Satana, il mentitore (Gv 8, 44). E, a Baceno, nella Chiesa di San Gaudenzio, di fronte a quel dipinto di Adamo ed Eva, c’è un affresco che rappresenta proprio il Satana apocalittico.
Satana è la bestia dalle sette teste, ognuna delle quali rappresenta un vizio capitale. Qui sono ancora più numerose per influenza della tradizione tedesca, che amplifica le forme con un gusto particolare per il fantastico e il grottesco: artigli rapaci, serpenti, arieti lussuriosi, cani rabbiosi. Egli è un mostro perché può assumere ogni forma, cambiare, essere ogni cosa, fingersi ogni cosa. Con il grosso corno buccina nello spazio il suo verbo menzognero. Assume forme triplici, come nel volto, per scimmiottare la Trinità. Si presenta in una mandorla di luce: il suo nome infatti è Lucifero e imita la Luce Vera, quella di Cristo Pantocratore, rappresentato e visibile nella stessa Chiesa nella volta del presbiterio, con il libro aperto sulle parole: “Ego sum lux mundi, veritas et vita”.
Il mostro ha un collare con aculei e una catena il cui capo non è però ancora fissato. Egli è scatenato, ma la catena già gli stringe il collo. La morte redentrice di Cristo (il dipinto della bestia infatti accompagna una crocifissione) ha vinto il peccato: siamo nel tempo di mezzo, nell’attesa che Satana venga definitivamente bloccato con questa corta catena nell’abisso infernale e privato della sua malefica potenza.
“Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. Io quando sarò elevato da terra attirerò tutti a me” (Gv 12, 31-32).