Nei pressi di Ghiffa non c’è solo il Sacro Monte della SS. Trinità. Lì vicino, a Susello, c’è un oratorio dedicato a S. Maria Assunta. Interamente affrescato, in gran parte da Giovanni Maria De Rumo: “Ego Joanes Maria De Rumo De Olegio depingebam hoc opus 1553”. Certo un pittore non originalissimo nelle composizioni: ad esempio, la grande assunzione sullo sfondo dipende dal polittico di Gaudenzio Ferrari a Busto Arsizio. Ma questo non vuol dire che non possa risultare sorprendente.
In una scheda di un bellissimo librone Pittura tra Verbano e Lago d’Orta – dal Medioevo al Settecento leggo: “Si tratta di una pittura rapida, di valore principalmente decorativo e di immediata presa sul pubblico (si noti l’ingenuo naturalismo del fregio di fiori e frutti che orna le cornici delle scene affrescate) …”.
Probabilmente sì, questo De Rumo non era certo colto quanto estroso: come cornice delle scene, al posto dei più tradizionali grotteschi e labirinti, ha dipinto un’interrotta e rigogliosa serie di pomi, pere, uve bianche e nere, prugne, more, e pannocchie, carote, melanzane, meloni, forse degli ananassi e ogni tipo di verzura.
Però non credo che lo si possa definire ingenuo naturalismo, di valore decorativo… Perché l’orecchio del fedele in quella chiesa ha sentito risuonare che La terra ha dato il suo frutto (Sal. 67,7). Perfino in una valle di lì, molto più nascosta, in un’altra chiesa dedicata alla Visitazione, un cartiglio recita Aperiatur terra et germinet salvatorem, si apra la terra e germini il salvatore (Isaia 45,8).
Alla luce della rivelazione il frutto della terra è Gesù. S. Agostino commentando il salmo 98 scrive: “Egli dalla terra assunse la terra, poiché la nostra carne proviene dalla terra e lui prese la carne dalla carne di Maria”. E S. Bernardo, nella sua Omelia prima, spiega: “Nazareth significa fiore. A Nazareth viene dunque annunciata la nascita di Cristo, perché già dal fiore si spera che nasca il frutto”.
La terra quindi ha dato il suo frutto, e rigoglioso. Maria assunta in cielo è anticipo, segno del già e non ancora, del creato redento.