Dell’appello lanciato da Socci, raccolto da Ferrara e sottoscritto da Camillo Langone si sono perse le tracce. Meglio così perché, culturalmente ingenuo e discutibile nella forma, non è certo di aiuto a Benedetto XVI.
Inoltre, rischia di montare una querelle giornalistica che va a rafforzare una contrapposizione: quella che per cui tutto si risolverebbe con quelli alla Romano Amerio, da un lato, e i Giuseppe Alberigo, dall’altro. Una contrapposizione, però, alquanto singolare, che si basa sull’accettazione e condivisione della stessa, e quanto mai problematica, premessa: la lettura del Concilio Vaticano II come una cesura, una rottura avvenuta nella storia della Chiesa. Che poi questa segni un’inizio o una fine, che sia bella o brutta, importa già meno, prima di tutto ha da esserci una cesura. Il che è proprio quello che il motu proprio vorrebbe scongiurare.
si e infatti non esce perchè fra contrapposizione econtrapposizione fanno più paura i vescovi cinquantenni con i seminari vuoti e le liturgie da incubo che si oppongono all’indulto, e fanno paura perchè sono e sarebbero disobbedienti, rispetto ai fedeli tradizionalsiti, che sono obbedienti (ovvio non parlo di quelli di econe) e si beccano di tutto lamentandosi poco e restando nell’ovile pur fra tutte le restrizioni al loro legittimo modo di vivere la fede.