Hodie

Ancora Magister. Che, citando da Avvenire il patrologo Manlio Simonetti, descrive il carattere composito che aveva la festa dell’Epifania: non solo si celebrava l’adorazione dei Magi, ma anche il Battesimo nel Giordano e il miracolo delle Nozze di Cana. Oggi solo la Chiesa d’Oriente mantiene questa sovrapposizione di celebrazioni del 6 gennaio. Anche se,  ricorda Simonetti, nel messale ambrosiano in uso fino a quarant’anni fa, fortemente influenzato dall’Oriente,  la ricchezza di significati dell’Epifania persisteva. E a riprova cita il transitorium, l’antifona che si cantava alla comunione, un capolavoro di rimandi dove l’adorazione dei magi, il battesimo di Gesù e il miracolo di Cana sono episodi letti in profonda unità.

“Hodie caelesti Sponso juncta est Ecclesia:
quoniam in Jordane lavit eius crimina.
Currunt cum munere Magi ad regales nuptias;
et, ex aqua facto vino, laetantur convivia”.

Ma chi legge del visibile sa che non occorre essere nati in Oriente o quarant’anni fa a Milano per poter sentire ancora recitare questa stupenda antifona. Perché c’è ancora oggi, è rimasta nella liturgia delle Ore,  e precisamente nell’antifona al Benedictus per le Lodi della solennità dell’Epifania. Ne avevamo già discusso in un precedente post, avendo trovato un quadro in una piccola chiesa dove, sulle giare delle Nozze di Cana, venivano riportate tre parole dell’antifona: aqua, vinum, laetantur. Un segno residuale, ma significativo, di quanto quel carattere composito dell’Epifania sia comunque rimasto nelle menti, nelle riflessioni teologiche, nelle elaborazione artistiche dell’Occidente.

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