Cerca. Trova. Ama.

Ci si converte a chi è capace di amare. Se ogni opzione in cui ci si imbatte porta scritto più in là e si giunge fino alla croce, avviene che si staglino innanzi il giallo e il rosso, la gloria e il sangue.

Si baciano quelle ferite per sanare le proprie. Devozione è guarigione. Anche se perdura il dolore e giunge la morte. Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me. Questa vita nella carne, io la vivo nella fede del Figlio diDio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me (Gal 2, 20). E Sant’Ambrogio ricorda: Cristo non è salito sulla sua ma sulla nostra croce.

Lo dicevamo, è Dio che prende iniziativa e, affidabile, viene incontro. Ma, attenzione, allo stesso tempo, chi non si stringe alla croce fino a tagliarsi non è degno di lui. E S. J. Escrivà scriveva: stare con Cristo, vuol dire , senza possibilità di dubbio, imbattersi nella sua croce… Se ci abbandoniamo nelle mani di Dio, è frequente che egli permetta che assaporiamo il dolore, la solitudine, le contrarietà, le calunnie, la diffamazione, la derisione, dall’interno e dall’esterno: perché vuole configurarci a sua immagine e somiglianza (Amici di Dio, 301 – Le citazioni di questi due paragrafi sono tratte da Michele Dolz, Lo splendore delle cose, Ancora, nel capitolo dedicato all’artista Arnulf Rainer).

E’ innegabile che giunti a questo punto, di fronte al crocifisso del presbiterio, un senso di sproporzione e di inadeguatezza possa troncare il nostro itinerario.

Ecco, allora che giunge l’aiuto, e sempre attraverso immagini e segni sensibili: ai lati dell’aula o delle navate, infatti, ci sono immagini, dipinti, sculture dei santi. Esempi concreti di trasormazione del cuore, perché cercare, trovare, amare, non è impresa astratta e lontana, non è impresa senza speranza.

Ecco come Benedetto XVI ci invita a guardare ai santi:

Giorno dopo giorno la Chiesa ci offre dunque la possibilità di camminare in compagnia dei santi. Scriveva Hans Urs von Balthasar che i santi costituiscono il commento più importante del Vangelo, una sua attualizzazione nel quotidiano e quindi rappresentano per noi una reale via di accesso a Gesù. Lo scrittore francese Jean Guitton li descriveva “come i colori dello spettro in rapporto alla luce”, perché con tonalità e accentuazioni proprie ognuno di loro riflette la luce della santità di Dio…

La loro esperienza umana e spirituale mostra che la santità non è un lusso, non è un privilegio per pochi, un traguardo impossibile per un uomo normale; essa, in realtà, è il destino comune di tutti gli uomini chiamati ad essere figli di Dio, la vocazione universale di tutti i battezzati. La santità è offerta a tutti; naturalmente non tutti i santi sono uguali: sono infatti, come ho detto, lo spettro della luce divina.

E non necessariamente è grande santo colui che possiede carismi straordinari. Ce ne sono infatti moltissimi i cui nomi sono noti soltanto a Dio, perché sulla terra hanno condotto un’esistenza apparentemente normalissima. E proprio questi santi “normali” sono i santi abitualmente voluti da Dio. Il loro esempio testimonia che, soltanto quando si è a contatto con il Signore, ci si riempie della sua pace e della sua gioia e si è in grado di diffondere dappertutto serenità, speranza e ottimismo.

Considerando proprio la varietà dei loro carismi, Bernanos, grande scrittore francese che fu sempre affascinato dall’idea dei santi – ne cita molti nei suoi romanzi – nota che “ogni vita di santo è come una nuova fioritura di primavera”. Che ciò avvenga anche per noi! Lasciamoci per questo attrarre dal soprannaturale fascino della santità! Ci ottenga questa grazia Maria, la Regina di tutti i Santi, Madre e Rifugio dei peccatori (dall’udienza del 20 agosto 2008).

Segni 6.1: continua con articolo di Pierangelo Sequeri.

(continua – 7)


Una replica a “Segni – 6”

  1. […] visibile ascende huc et ostendam tibi « L’eccedenza ben temperata Segni – 6 […]

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