Ci si chiedeva se locuste e miele selvatico fossero cibo puro o impuro. E non mi ero accorto che sull’argomento era intervenuto, su Avvenire, Giovanni Ibba, docente di storia delle religioni all’Università di Siena:
«L’attesa di un Messia che potesse cambiare alla radice il cuore dell’uomo, come predicava Giovanni [Battista], assomigliava a quanto atteso dagli Esseni di Qumran. Tuttavia, c’è anche da dire che la figura di Giovanni presenta una radicalità di vita ancora più forte rispetto a quella di Qumran. Il fatto, come dicono Marco e Matteo, che mangiasse miele selvatico e locuste, è significativo. Perché miele selvatico? Perché non era toccato da nessuno, potenzialmente non era contaminato da mani impure. Vestiva peli di cammello perché questi non andavano tosati, come invece avveniva per la lana di pecora, ma cascavano da soli con la muta. Una radicalità insomma sconosciuta alla comunità di Qumran e che indica, da parte di Giovanni, forse dei contatti con quegli ambienti ma anche una sua distanza da essi».