La cotogna è un frutto che a mangiarlo così fa storcere la bocca. Ma lavorato diventa conserve, marmellate, distillati: diventa ciò che in natura non esiste ma che l’uomo sa creare, quasi fermando quel tempo che inesorabile fa tutto deperire e marcire.
La cotogna è simbolo di fertilità, perché la procreazione è l’anticipo di eternità e immortalità propria di chi è mortale.
E’ simbolo di redenzione. Anticipo dell’eterno che passa attraverso la fatica del lavoro e la grazia della creatività.
L’uomo, fatto a immagine di Dio, nelle generazioni, e quindi nella morte, avvicina l’eterno. Fatto a immagine di Dio, nella creatività, e quindi nel limite di un’idea, avvicina l’eterno. Quindi non lo raggiungerà mai. A meno che l’eterno non entri tra le generazioni e il lavoro dell’uomo.
Dedicata alla creatività, a Forlì, ha aperto Casa Cotogni.
La creatività non ha limiti alcuno, il gesto in sè artistico si ferma ed è relativo, non ripetibile, ma la forza e l’azione della mente che lo genera non subisce limitazioni. Le marmellate di cotogni sono tra le migliori.
Sì, o meglio, la creatività (intendo quella dell’uomo) si muove nella limitazione che il proprio agire presuppone. Idea, ipotesi, paradigma: tutti segnano l’irrompere di una novità ma sempre dentro un limite. Ma ogni limite può essere di volta in volta superato. E ‘ proprio in questo “ogni” della creatività che si riscontra un’apertura all’infinito, il tratto che segna l’essere a immagine di Dio. Presenza ineludibile di un a priori (quello anche indicato dalla nota riflessione di S. Anselmo). Per questo le marmellate di cotogni potranno essere ancora migliori.
Ciao Luigi! Che belle cose scrivi sulla cotogna!
Ora aggiorno il sito così si inizia a fare la marmellata di idee. E speriamo sia buona!
Giovanni