Non di rado mi capita di accompagnare persone nella visita di una chiesa. Di solito riprendo il metodo utilizzato in questo blog, ovvero costruisco un itinerario fatto di arte, testo biblico, liturgia, filosofia. Il riscontro più bello è quando gli stessi parrocchiani della chiesa visitata ti dicono: “ho visto quanto ho sempre avuto, senza mai accorgermene, sotto gli occhi”.
In effetti, mediamente, le chiese sono percepite come sale funzionali dove si prega e si prende messa. Anche lì dove c’è una certa attenzione alle fattezze della chiesa, solitamente non si va oltre al mi piace – non mi piace. L’edificio chiesa inteso come Corpo Mistico e letto nell’unità delle sue parti rimane sconosciuto, con il rischio di risultare non un mistero da scoprire ma un enigma, alla fin fine, facilmente scansabile.
Vien da pensare, allora, a quei libri che le parrocchie fanno sulla propria parrocchia, specie in occasione di ricorrenze importanti. E vien da pensare al fatto che, il più delle volte, il capitolo dedicato alla chiesa parrocchiale venga affrontato dal punto di vista strettamente storico. Così è facile trovare riprodotte decine di pagine di vecchi manoscritti e antichi elenchi che ricapitolano quanti scudi fosse costato il ciborio, quanti fiorini il candeliere, quante lire l’acquasantiera, quanti marenghi la pala d’altare. E poi ci sono pagine e pagine dello storico dell’arte che di quel pittore che ha fatto quel dipinto lì ti dice tutte le altre opere che ha fatto di qua e di là. Rare le volte che si trovino alcune pagine dedicate all’architettura e all’arte della chiesa lette attraverso la liturgia. Quasi che chi ha fatto e pagato la chiesa abbia fatto e pagato la chiesa perché fossero rammentati soldi e nomi di chi ha fatto e pagato la chiesa.