L’han tirato giù dalla croce. Del Messia, dell’unto del Signore, del figlio di Davide, del re atteso è rimasto solo il peso morto.
Morte ignominosa, e quindi eseguita fuori dai confini della città. E’ proprio in questa esposizione infamante sul patibolo, estranea a qualunque aspettativa umana su Dio, che avviene l’estrema opera di rivelazione: chi vede me vede il Padre (Gv 12, 45), nella vicenda di Cristo tra gli uomini si mostra la verità stessa di Dio. E la limpidezza di questa verità passa attraverso la fedeltà di Dio alla carne dell’uomo. In Dio non c’è altro mistero che quello dell’amore.
Ma questo tutti quelli ai piedi della croce lo capiranno giorni, se non mesi o anni, dopo. Eccetto uno, quello che ti guarda dritto in faccia con un volto di scimmia. Ovvero, Satana, detto anche scimmia di Dio, colui che cerca di imitare Dio.
Questa scimmia di Dio non crea, ma devia quanto già creato. Se Dio crea relazioni con l’uomo come mistero inesauribile da vivere, la scimmia insinua nella relazione un segreto da possedere: all’oltre di una continua creatività sostituisce la chiusura di una formula da sottrarre. Al libero consegnarsi sostituisce l’inaffidabile dinamica dell’appropriarsi. L’antico serpente del giardino scimmiotta Dio.
Ora, la grande scimmia è vestita da guerriero, come se avesse vinto la battaglia. Il suo avversario, infatti, giace morto.
Solo che, a ben guardare, un cappio stringe già il collo della scimmia. Satana sta per essere legato, questo è quanto gli spetta. Anche se non si vede dove stia l’estremo della corda che lo bloccherà e lo priverà definitivamente della sua potenza. Fatto sta che quando lui pensa di aver vinto, lì inizia la sua sconfitta. “Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me” (Gv 12, 31). Se la Signoria è servizio, la debolezza assume la massima forza. Qui la verità esposta fino alla morte diventa come elenctica. E la croce diventa trono. E la deposizione del Re dei Giudei diventa elevazione alla regalità universale.
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Il dipinto è una deposizione del pittore Rosso Fiorentino e si trova nella chiesa di San Lorenzo a Borgo Sansepolcro. Le foto a disposizione non hanno una definizione sufficiente per individuare chi sia e cosa stia facendo la figura che entra nel quadro da destra con il dito puntato vicino all’uomo scimmia. Se qualcuno potesse dircelo penso che la lettura dell’opera ne guadagnerebbe molto.