Altro che paura, sul Corriere è Alessandra Borghese che spiega perché si va a messa dal Papa. Da leggere, lentamente.

Vienna, la Messa vale

di Alessandra Borghese

Il Motu Proprio di Benedetto XVI ricorda che non è giusto parlare di un prima e di un dopo Concilio Vaticano II per quanto riguarda la Sacra Liturgia: il messale di San Pio V non è mai stato abolito ma rivisitato con il nuovo messale romano di Paolo VI.

Quindi discreditare l’antico rito sarebbe come tagliare le radici da cui viene quello nuovo. Esistono due possibilità di celebrare messa: l’ordinaria (rito moderno) e la straordinaria (rito antico). Anche la prima, quella che viene celebrata le domeniche e per le feste parrocchiali, può essere bellissima.  Ne abbiamo avuto un esempio lo scorso settembre a Vienna.

Benedetto XVI presiedeva la celebrazione nello storico Duomo di Santo Stefano. Il coro e l’orchestra, in stile viennese, eseguivano la Missa Cellensis di Joseph Haydn composta in onore della Madonna nel 1782.

Ogni dettaglio era curato nel particolare, dai paramenti verde acido con interni color smeraldo dei celebranti, alla mitria del Papa, sempre verde, adornata da pietre semi preziose, ai chierichetti, all’incenso. La forma esteriore non è superfluo da sbeffeggiare: è parte integrante di quel mistero che attrae a sé moltissime persone.

Da Style Magazine del Corriere della Sera, 26 ottobre 2007 .

(dal prossimo post si riprendono temi più consueti a questo blog)


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